Congo, una chiamata allunga lo stupro. L’iniziativa di Unwatchable
Da anni nelle regioni orientali della Repubblica Democratica del Congo (Rdc) sciamano gruppi di paramilitari ostili al governo di Kinshasa. Alcuni lottano guerre insensate, come l’Lra, l’Esercito di resistenza del Signore; altri, per il controllo delle miniere di stagno, tantalio (coltan) e tungsteno, i minerali necessari per far funzionare telefonini, personal comupter, Mp3 e videogiochi. Secondo quanto riportato da un articolo della Reuters, ogni anno i vari gruppi ribelli ricavano oltre 180 milioni di dollari rivendendo i minerali ai mediatori che a loro volta li girano alle grandi industrie del settore. Quando i paramilitari prendono di mira un territorio, si abbattono sui villaggi come demoni e fanno scempio di civili inermi: ammazzano gli uomini mentre stuprano le donne, schiavizzano i bambini per farli diventare soldati o oggetti sessuali, cannibalizzano i cadaveri. Vecchi non ce ne sono in Congo. Organizzazioni umanitarie e reporter non smettono di denunciare quell’inferno a cielo aperto, ma l’eco della loro voce giunge flebile alle orecchie del resto del mondo. Brevi notizie, due pagine edulcorate sui giornali. Il grande pubblico resta impotente, quasi indifferente. Però dovrebbe sapere che quelle esecuzioni a sangue freddo, quegli stupri come arma di massa, la disumanizzazione di quei bambini, non sono fatti lontani: al contrario, sono pezzettini di gadget tecnologici che ci troviamo in tasca, nelle borse, sulle nostre scrivanie. Le industrie del settore “mobile”, invece, sanno molto bene il costo in vite umane dei “blood minerals”, ma non si sono ancora impegnate a rifiutare lo stagno e il tantalio che giungono dal Congo. Hanno una scusa nemmeno troppo ingiustificata: imprese cinesi e indiane li comprerebbero a prezzi stracciati. E’ il mercato, bellezza, non c’è coscienza che tenga.
Non tutti però si arrendono, e molte organizzazioni lanciano periodicamente campagne di sensibilizzazione in favore delle popolazioni delle regioni orientali del Congo. L’ultima, e forse la più scioccante finora mai realizzata, è stata promossa da “Unwatchable – Inguardabile”. Si tratta di una petizione da firmare che chiede alle industrie “mobile” di non usare quei minerali che ogni anno costano la vita a migliaia di innocenti. Gli attivisti, per sfondare l’indifferenza dell’opinione pubblica, hanno realizzato un cortometraggio che si intitola, appunto, Unwatchable. Il film, basato su una storia vera ma ambientato nella campagna inglese, riprende scene di vita quotidiana di una ricca famiglia borghese: la bambina che raccoglie fiori, la sorella maggiore che rientra da scuola, la madre che prepara il pranzo e il padre che lava la macchina. All’improvviso, un elicottero atterra in giardino; scendono degli uomini armati che portano con loro l’inguardabile. Una scritta in sovraimpressione si chiede: se questo succedesse da noi, come reagiremmo? Resteremmo ugualmente impassibili? Il cortometraggio, una produzione degna di Hollywood e costato 400.000 dollari frutto di donazioni, ha subìto forti critiche per la sua crudezza; è stato bandito da youtube per non correre il rischio che venga visto dai bambini. Tuttavia Shana Mongwanga, regista del film, afferma che di sicuro è meno forte della realtà raccontata dai superstiti e i testimoni di questi fatti di sangue. Basta leggere il reportage di Emanuela Zuccalà, “Congo, l’inferno nel nostro corpo“, per capire che Mongwanga ha ragione. In televisione i telegiornali non passano cose del genere, e nemmeno al cinema si vedono. Forse perchè potrebbero rompere davvero quella patina di indifferenza che avvolge le coscienze, e farci diventare meno consumatori e più cittadini del mondo.
di Cristiano Arienti
www.unwatchable.cc/ – sul sito dedicato si trova il film e la petizione da firmare.
Fonti: Reuters, Internazionale, Corriere della Sera
È incredibile che nessuno muova un dito per fermare questi orrori
Ho letto questo ed altri articoli ulitizzando un mobile contaminato dal contal.la tecnologia è una grande risorsa però non deve essere contaminata da materia prima zuppa di sangue