Barilla, i diritti dei gay e la libertà di parola
Dove c’è Barilla, c’era casa. Adesso, dopo le dichiarazioni sui gay rese da Guido Barilla a una trasmissione radiofonica, le scatole blu del pastificio sono viste come i mattoncini di un muro, quello della discriminazione. Soprattutto negli Stati Uniti, dove le frasi del patron emiliano hanno suscitato un uragano di proteste, culminate con un invito al boicottaggio di massa. I top manager della Barilla, interpellati da decine di clienti, hanno dovuto assicurare in via ufficiale che l’azienda non fa alcuna distinzione sull’orientamento sessuale dei consumatori.
E’ l’opposto del pensiero di Guido Barilla espresso nell’incauta intervista:
“Mai uno spot con una coppia gay, il nostro target è la famiglia tradizionale; se a qualcuno non sta bene la nostra comunicazione, può mangiare pasta di un’altra marca”.
Di fronte al rischio concreto di un collasso sul mercato americano, Guido Barilla ha fatto marcia indietro con un video sulla pagina Facebook dell’azienda:
“Mi scuso molto se le mie parole hanno ferito; ho capito che devo imparare parecchio sul tema dei diritti gay.”
Per ora è l’unico a dover trarre una lezione da questa vicenda. Guido Barilla sta pagando per la sua superficialità: ha risposto pubblicamente sulla questione dei diritti gay senza ponderare bene le parole, ferendo gratuitamente molte persone che si sentono una famiglia al di là dell’aggettivo “tradizionale”; non puoi farlo, non nell’era dei social media, dove una frase estrapolata fa il giro del mondo in un paio d’ore. Ma paga anche per una mentalità che ancor oggi ignora non i diritti dei gay, ma la loro quotidiana fatica a convivere con la paura del disprezzo e dello stigma sociale.
Quando Barilla apre ai matrimoni gay vuole sembrare moderno, ma subito dopo aggiunge:
“A casa loro facciano quel che vogliono e non disturbino gli altri”.
Questa frase, pronunciata con sicumera, svela il seme stesso dell’omofobia; e quando cresce diffuso in una comunità intera, questo seme può diventare radice di odio e intolleranza sulla pelle di una minoranza.
Qualsiasi esperto di comunicazione, se consultato, avrebbe proibito a Guido Barilla di rilasciare quell’intervista; a costo di chiudergli la bocca con una forchettata di maccheroni. Ma il patron, per sua stessa ammissione, non è un direttore di marketing, e probabilmente non aveva nemmeno calcolato il rischio a cui si stava esponendo. E’ un uomo in cima a una multinazionale, circondato da persone, tra di loro di certo anche gay non dichiarati, che si guardano bene dal contrariarlo. E’ un capo abituato a dire quello che gli passa per la testa, soprattutto se ne è convinto.
E invece da oggi in poi Barilla ci penserà venti volte prima di esprimere liberamente il proprio pensiero; ma questo è il secondo lato della medaglia: poiché ha manifestato le sue idee, discutibili ma che in nulla rappresentano un reato, Barilla è stato sottoposto a un diluvio di critiche. In America non si è parlato d’altro, come se uno spot televisivo potesse rischiarare le menti dei politici che nei parlamenti dei singoli Stati vietano costituzionalmente i matrimoni gay.
Certo, gli Stati Uniti hanno un nervo scoperto sulla questione: l’intolleranza verso i gay di una certa destra evangelica sfocia nel fanatismo religioso. Ma è lì, nel parlamento, che i diritti gay devono essere riconosciuti, poiché è espressione dell’intera comunità. E non è necessario che vengano appoggiati da ogni singolo uomo, men che meno da Guido Barilla sotto la minaccia di un boicottaggio mondiale. E minacciare, secondo me, non è il modo migliore per ottenere diritti o riconoscimenti.
Nello specifico poi Barilla si è detto contrario solo all’adozione da parte delle coppie gay. E’ un tema ancora molto dibattuto nonostante varie ricerche, come quella dell’università di Cambridge, indichino che non vi è correlazione tra l’orientamento sessuale dei genitori e dei figli, e che in generale per questi ultimi non vi sia alcuno svantaggio. E forse a Barilla basterebbe frequentare qualche coppia gay con figli per capire che l’amore basta e avanza; come è accaduto al presidente Usa Barack Obama, che si è definitivamente schierato per i diritti degli omosessuali cenando in case dove attorno a una tavola c’erano quelle famiglie che secondo Barilla non rappresentano i “valori” dell’azienda. O forse no, non basterebbe: un amico in visita a New York presso una coppia gay con figli adottivi è rimasto perplesso di fronte a due papà che si prendevano cura di un bimbo. Non ha saputo spiegare bene il motivo della sua inquietudine: “C’era qualcosa che non andava”, si è limitato a dirmi.
Ci sono molte persone che stanno invitando Barilla a non scusarsi; giudicano quei messaggi riparatori come la vittoria di chi vuole imporre il proprio pensiero su chiunque la veda diversamente. La questione non è più incentrata sulle frasi superficiali, offensive e denigratorie del patron emiliano, ma sul suo diritto di pronunciarle.
Probabilmente la Barilla realizzerà una bellissima campagna pubblicitaria pro-gay per compiacere il mercato americano e quello italiano. Nel nostro Paese purtroppo, chi osteggia i diritti degli omosessuali potrebbe ottenere consensi facendo leva sulla paura che la libertà di parola, riguardo ai matrimoni tra persone dello stesso sesso e il loro diritto all’adozione, sia messa in pericolo. Per questo le associazioni gay dovrebbero evitare di demonizzare Barilla: si inimicherebbero molte persone che hanno bisogno solo di tempo per assimilare i cambiamenti in atto nel costume della nostra società. E dovrebbero dialogare con chi fino a qualche anno fa non avrebbe nemmeno preso in considerazione l’ipotesi di un matrimonio legale tra coppie omosessuali. Altrimenti Barilla non sarà il solo a dover trarre amare lezioni da questa vicenda.
di Cristiano Arienti
In copertina Alberto Sordi in “Un americano a Roma”: “Maccarone, m’hai provocato, e io ti distruggo adesso, maccarone; io me te magno”
http://www.radio24.ilsole24ore.com/notizie/lazanzara/2013-09-26/guido-barilla-spot-famiglia-122352.php (intervista del programma “La Zanzara” a Guido Barilla
Sarò retrograda, bigotta, puritana, ma precludere a un bambino di avere la mamma o il papà non mi piace.
Come non mi piace parlare di genitore 1 e genitore 2.
Se si tratta di due adulti che lo vogliono e che si amano, concordo che vengano dati tutti i diritti: patrimoniali, di eredità, di visita in ospedale, di intestazione casa. Ma non parlo di famiglia, parlo di unione civile di 2 persone.
Ciao Cristiano!