Premio Nobel per la Pace alle vittime delle bombe atomiche: discorso di accettazione
Strappare il velo della dimenticanza: questo fanno gli Hibakusha, i sopravvissuti alle bombe atomiche sganciate sul Giappone nel 1945, con la loro opera di testimonianza. Da decenni, oltre ogni vergogna, trauma e pregiudizio, si denudano per mostrarci quei pasticci di cicatrici sul corpo, e i caratteristici tumori da radiazione a fior di pelle; si aprono per rendere visibili i solchi nella psiche, guastata dalla sofferenza personale e di quella altrui: la mente ancorata ai cari polverizzati nel lampo di una luce bianca, e ai contorti nel calore crematorio dei raggi radioattivi. Si sono sollevati dalla cenere della morte, e hanno mosso i primi passi come gettati all’inferno; una via d’uscita è stata percorrere la loro vita con una meta: giungere di fronte a ognuno degli altri esseri umani della Terra – coloro che non sanno – con un’ammonizione assoluta: “Non deve succedere mai più. Devi fare di tutto affinché l’Uomo non crei un altro me”.
Perché Trinità, il primo test della bomba atomica condotto negli Usa il 16 luglio 1945, è tutt’altro che divino: è opera nostra, progettato nient’affatto per colpire un obiettivo militare – come disse il Presidente Usa Truman per giustificare Hiroshima – ma per generare “morte universale”, come scrissero Bertrand Russell e Albert Einstein per chiedere alle nazioni la rinuncia alle armi nucleari.
Quell’appello uscì nel 1955; il mondo era congelato nella Guerra Fredda, combattuta dalle due superpotenze nucleari su fronti secondari, visto che uno scontro aperto avrebbe condotto a un conflitto termodinamico nucleare: ovvero il buio eterno della civiltà umana. Gli Hibakusha sono le stelle risucchiate sull’orlo di quel buco nero, anche se la dimenticanza ha sempre tentato di oscurarle, ancora oggi; come è avvenuto con Oppenheimer, film Oscar del 2024 sulla corsa alla prima atomica: in tre ore di pellicola non ha trovato spazio nemmeno un fotogramma dei cittadini di Hiroshima e Nagasaki.
“Sotto quella nuvola a forma di fungo, in un singolo momento, innumerevoli vite innocenti si consumarono in una catastrofica onda d’urto”, così ricorda una vittima dell’esplosione nucleare di Nagasaki, Shizuko Mitamura, all’epoca una bambina di 4 anni.
L’anno successivo al Manifesto di Russell e Einstein, venne fondata Nihon Hidankyo, la Confederazione delle associazioni delle vittime della Bomba Atomica e della Bomba H: radunava le voci di chi fino a quel momento era stato silenziato dalle forze di occupazione Usa, e abbandonato dal governo di Tokyo; raggruppava in un movimento nazionale coloro che, a distanza di dieci anni, venivano ostracizzati dai concittadini, pieni di pregiudizi sugli Hibakusha. Opponendosi a una società desiderosa di mettersi la guerra alle spalle, persone come Semiteru Taniguchi han scoperto la propria, di schiena: un calvario di carne costatogli due anni di ospedale, una sofferenza mai del tutto placata, e lo stigma sociale.
Di fronte a tutti quei plastici di dolore, nessuno si può voltare, non più: cala il silenzio; le persone, perfino i politici, cominciano ad ascoltare l’esperienza dei sopravvissuti alla bomba atomica, declinata in migliaia e migliaia di storie.
Mentre gli Hibakusha iniziavano la loro campagna di sensibilizzazione nelle assemblee civiche e nelle aule delle scuole giapponesi, le grandi potenze reggevano l’ordine globale sulla deterrenza, ovvero l’idea che un attacco atomico avrebbe visto solo perdenti e nessun vincitore. Dai primi racconti balbettanti, nell’intimità di gruppi ristretti, la Confederazione dei sopravvissuti alle bombe è giunta a testimoniare nei tribunali, a fare appelli nei parlamenti, a indirizzare platee di Capi di Stato: è diventata un punto di riferimento per la società civile mondiale, sul piano morale, politico e legislativo, impegnata ad abolire le armi nucleari.
Per questi meriti Nihon Hidankyo è stata insignita del Nobel per la Pace 2024. Il Presidente del Comitato norvegese Jorge Watne Frydnes, nel discorso di assegnazione, ha dato questa motivazione:
“Ci aiutate a descrivere l’indescrivibile, a immaginare l’inimmaginabile, e in qualche modo ci aiutate ad afferrare il dolore e la sofferenza causati dalle armi nucleari. Non vi siete mai arresi. Siete un simbolo di resilienza. Siete la luce di cui il mondo ha bisogno.”
Mai come oggi all’orizzonte si scorge quel crepuscolo dell’umanità, con una guerra ormai aperta tra due superpotenze nucleari, con i missili americani che piovono sulla Russia, in una strategia di difesa dell’Ucraina invasa dalle truppe di Mosca.
“Sia chiaro che le questioni tra un Est e un Ovest – scrivevano Russell e Einstein nel Manifesto – se devono essere decise in un modo che diano soddisfazione a qualcuno – non possono essere decise con la guerra.”
Oggi si può affermare che la tattica della deterrenza sia saltata: la “minaccia dell’uso di armi nucleari” è stata esplicitamente formulata così spesso negli ultimi anni, e non solo nella guerra in Ucraina, che gli esperti faticano a dare una definizione di reale “minaccia nucleare”. Questo tuttavia non preclude affatto l’eventuale lancio di bombe atomiche, all’opposto: siamo in una spirale dialettica e militarista così frastornante, che nelle stanze del potere qualcuno potrebbe perdere la lucidità, e schiacciare il fatidico bottone.
“E’ ingenuo pensare – ha detto Frydnes – che la nostra civilizzazione possa sopravvivere a un ordine globale la cui sicurezza dipenda dalle armi nucleari: il mondo non può essere una prigione in attesa del proprio annientamento.”
L’unica alternativa credibile per il futuro della nostra sopravvivenza, è il bando totale alle armi nucleari. Un miraggio, se si pensa che il disarmo, uno dei pilastri del Trattato di Non-Proliferazione Nucleare, non ha affatto smantellato gli arsenali atomici delle 9 potenze nucleari: Stati Uniti, Russia, Gran Bretagna, Francia, Cina, India, Pakistan, Israele, Corea del Nord. Periodicamente vengono operati test di missili balistici a medio e lungo raggio, utilizzabili per colpire, da ovunque, gli angoli più remoti del pianeta. Perché tutti gli esseri viventi, nel caso di un nuovo olocausto nucleare, vengano inghiottiti nella dimenticanza.
Yasujiro Tanaka, sopravvissuto al bombardamento di Nagasaki, ha lasciato questo pensiero su 1945 Project, un archivio che raccoglie le testimonianze di prima mano degli Hibakusha.
“Hai ricevuto / una sola vita / quindi gioisci di questo momento / gioisci di questa giornata / sii gentile con gli altri / sii gentile con te stesso.”
Di seguito si propone la traduzione integrale del discorso di Temura Tanaka, co-presidente di Nihon Hidankyo, durante la cerimonia di accettazione del Premio Nobel per la Pace 2024, tenutasi al Stoccolma, Svezia, lo scorso 10 dicembre.
“Maestà,
Vostre Altezze,
Eccellenze,
Membri dell’Accademia norvegese del Nobel,
Signore e Signori,
E amici da tutto il mondo che vi impegnate per l’abolizione delle armi nucleari,
Grazie per la vostra presentazione. Sono Terumi Tanaka, uno dei tre co-presidenti di Nihon Hidankyo. Sono onorato di parlare a nome di Nihon Hidankyo, il vincitore del Premio Nobel di quest’anno.
Fondammo Nihon Hidankyo, la Confederazione giapponese delle organizzazioni delle vittime della Bomba A e della Bomba H, nell’agosto del 1956. Essendo noi stessi sopravvissuti dagli impatti disumani dei bombardamenti atomici, un danno inedito nella storia, abbiamo lanciato il movimento per assicurarci che una simile sofferenza non si ripeta mai più, e con due richieste di base. La prima richiesta: lo Stato che ha cominciato e portato avanti la guerra dovrebbe compensare le vittime per i danni causati dalle bombe atomiche, in opposizione all’asserzione del Governo giapponese secondo cui “il sacrificio di guerra dovrebbe essere egualmente sopportato dall’intera nazione”. La seconda: la domanda di immediata abolizione delle armi nucleari, essendo armi di assassinio di massa estremamente disumane; non dovrebbero avere il permesso di esistere nel consesso umano.
Il nostro movimento ha indubbiamente giocato un importante ruolo nel creare il “tabù nucleare”. Tuttavia, ancora oggi rimangono 12.000 testate nucleare sulla Terra, 4.000 delle quali in modalità operativa, pronte per essere immediatamente lanciate. La Russia, superpotenza nucleare, minaccia di usare le armi nucleari nella guerra contro l’Ucraina; un membro del Governo di Israele, nel mezzo dell’implacabile attacco su Gaza in Palestina, ha perfino parlato della possibilità di usare le armi nucleari. In aggiunta alle perdite civili, sono infinitamente rattristato e adirato che si rischi di rompere il tabù nucleare.
Sono uno dei sopravvissuti della bomba atomica su Nagasaki. All’epoca, avevo 13 anni, ero a casa, a circa 3 chilometri a est dal punto di impatto.
Era il 9 agosto del 1945. Improvvisamente udii il ronzio di un caccia bombardiere, e quasi subito fui avvolto in una luce bianca e brillante. Atterrito, corsi giù per le scale e mi buttai sul pavimento, coprendomi gli occhi e le orecchie con le mani. Un istante dopo, un’intensa onda d’urto trapassò l’intera casa. Non ho memoria di quel momento, ma quando recuperai i sensi, mi ritrovai sotto una grande porta scorrevole di vetro. Fu un miracolo che il vetro non fosse andato in frantumi, risparmiandomi in qualche modo ferite da taglio.
Tre giorni dopo, andai alla ricerca delle famiglie di due mie zie che vivevano nei pressi dell’ipocentro. Fu allora che vidi la completa devastazione causata dal bombardamento di Nagasaki. Io e mia madre, a piedi, andammo oltre un piccolo monte. Raggiungendo il passo, guardammo in basso con orrore. Rovine annerite si estendevano all’orizzonte fino al porto di Nagasaki, a circa 3 chilometri di distanza. La Cattedrale di Urakami, la più grande chiesa in mattoni dell’est, era rasa al suolo, di essa non c’era alcuna traccia.
Tutte le case lungo il percorso, fino ai piedi del monte, erano arse al suolo e cadaveri giacevano sparsi nei dintorni. Molte persone ferite in modo grave o ustionate, ma ancora vive, non avevano cure, né alcun tipo di aiuto. Soffocai quasi ogni emozione, come sigillando il mio senso di umanità di fronte a quelle scene, e mi limitai a continuare dritto per la mia destinazione.
Trovai il corpo carbonizzato di una zia in ciò che rimaneva della sua casa, a 400 metri dall’ipocentro; accanto, il corpo di suo nipote, uno studente universitario.
La casa dell’altra zia era crollata, trasformata in una catasta di legno. Mio nonno era rannicchiato, a un respiro dalla morte, con gravi bruciature su tutto il corpo. Mia zia era rimasta severamente ustionata, ed era morta poco prima del nostro arrivo. Cremammo i suoi resti con le nostre stesse mani. Mio zio, che inizialmente era rimasto ferito solo lievemente, aveva lasciato l’area per cercare aiuto. Purtroppo, successivamente, apprendemmo che era collassato in un centro di soccorso, ed era morto dopo aver sofferto di febbre alta per una settimana. Così, una singola bomba atomica aveva trasfigurato cinque dei miei parenti in modo spietato, reclamandone l’intera vita in un unico mortale sganciamento.
Le morti di cui fui testimone, all’epoca, a fatica potevano essere considerate come una morte da umani. C’erano centinaia di persone che agonizzavano nella sofferenza, senza poter ricevere nessun tipo di cura medica. Sentii con forza che perfino in guerra non dovrebbe essere consentito di infliggere quel tipo di assassinio e menomazioni.
La bomba di Nagasaki esplose 600 metri sopra la città. Il 50% dell’energia rilasciata causò un’onda d’urto che distrusse le case. Il 35% causò raggi di calore che bruciarono gravemente le persone all’esterno, e scatenarono incendi attraverso le case crollate. Molte persone furono schiacciate e bruciate vive dentro le loro case. Il restante 15% di energia penetrò il corpo umano sottoforma di raggi di neutroni e raggi gamma, distruggendolo dall’interno, portando alla morte e generando la malattia da bomba atomica.
Per la fine dell’anno 1945, si pensa che il totale dei decessi fu di circa 140.000 a Hiroshima più 70.000 a Nagasaki. Si stima che 400.000 persone furono esposte alle bombe atomiche, soffrendo lesioni e sopravvivendo all’esposizione delle radiazioni.
Per sette anni le forze di occupazione costrinsero al silenzio i sopravvissuti, gli Hibakusha; i quali, oltretutto, furono abbandonati dal governo giapponese. Dopo i bombardamenti, gli Hibakusha trascorsero più di una decade solo con le proprie forze, soffrendo le malattie e conducendo una vita tra gli stenti; nel frattempo dovevano sopportare pregiudizio e discriminazione.
La bomba a idrogeno testata dagli Stati Uniti nell’Atollo di Bikini, il 1° marzo 1954, investì l’equipaggio di un peschereccio giapponese con la sua ricaduta radioattiva, chiamata anche le “ceneri della morte”: tutti i 23 membri del Daigu Fukuyu Maru furono esposti alla radiazione e svilupparono un malanno acuto da radiazione; il tonno che avevano pescato venne scartato. Questo incidente fece scattare una petizione nazionale per il bando totale sulle bombe atomiche e su quelle all’idrogeno, inclusi i relativi test: la petizione si diffuse come un incendio incontrollabile attraverso tutto il Giappone. Venne sottoscritta da oltre 30 milioni di persone e nell’agosto 1955, a Hiroshima, si tenne la 1° Conferenza Mondiale contro le Bombe Atomiche e a Idrogeno; l’anno successivo fu organizzata la seconda, a Nagasaki. Incoraggiati da questo movimento, i sopravvissuti alla Bomba-A incontratisi alla Conferenza Mondiale, si riunirono nella Nihon Hidankyo, la Confederazione delle Organizzazioni delle vittime della Bomba-A e della Bomba-H: era il 10 agosto 1956, a Nagasaki.
Nella dichiarazione fondativa, Nihon Hidankyo esprime la determinazione a “salvare l’umanità dalle sue crisi attraverso le lezioni imparate dalla nostra esperienza, e al tempo stesso la determinazione a salvare noi stessi”. Abbiamo lanciato un movimento che chiede sia “l’abolizione delle armi nucleari, sia la compensazione da parte dello Stato per i danni sofferti dalla bomba atomica.”
L’iniziale azione della nostra campagna ebbe come risultato l’attuazione della “Legge dell’Assistenza Sanitaria per le Vittime della Bomba-A”, nel 1957. Tuttavia, il contenuto della legge era limitato: oltre all’emissione di “Certificati di Sopravvissuto alla Bomba Atomica”, e all’erogazione di esami medici gratis, le spese mediche venivano pagate solo per le malattie legate alla bomba atomica riconosciute come tali dal Ministero della Sanità e dei Servizi Sociali.
Nel 1968 passò la Legge sulle Misure Speciali per le Vittime della Bomba-A”, fornendo vari tipi di supporto. Tuttavia, attivava solo una parte del sistema di sicurezza sociale, e lo Stato rifiutava le richieste di compensazione.
Nel 1985, Nihon Hidankyo condusse un sondaggio a livello nazionale tra le vittime della Bomba Atomica: svelò che i danni inflitti sulle vittime della Bomba-A avevano avuto un impatto sulle loro vite, sui corpi, nelle menti e nei loro mezzi di sostentamento. Erano stati defraudati della vita, avevano cicatrici fisiche e psicologiche, e faticavano a lavorare a causa delle malattie e dei pregiudizi. I risultati della ricerca supportavano in maniera ferma le richieste basilari dei sopravvissuti della Bomba-A, rinforzando la determinazione che nessuno al mondo dovrebbe passare attraverso l’orrorifica sofferenza che loro avevano dovuto subire.
Nel dicembre del 1994 passò la “Legge per l’Assistenza ai Sopravvissuti della Bomba Atomica”: una combinazione delle due precedenti leggi. Tuttavia, nessuna compensazione venne elargita per le centinaia di migliaia di morti, e a tutt’oggi il governo giapponese si è categoricamente rifiutato di fornire una compensazione di Stato, limitando le misure unicamente ai danni delle radiazioni.
Per molti anni, queste leggi non vennero applicate ai sopravvissuti delle bombe atomiche residenti all’estero, indipendentemente dalla loro nazionalità. Gli Hibakusha coreani, esposti alle bombe atomiche in Giappone e che erano ritornati in patria, così come molti Hibakusha emigrati negli Stati Uniti, in Brasile, Messico, Canada e altri Paesi dopo la guerra, soffrivano le stesse malattie riscontrabili solo negli Hibakusha; pativano la medesima mancanza di comprensione da parte della gente sui danni causati dalla Bomba-A. Nihon Hidankyo ha lavorato in solidarietà con le associazioni dei sopravvissuti alla Bomba-A formatesi in ogni Paese: sia nei tribunali che attraverso azioni congiunte, abbiamo chiesto con forza al governo giapponese di agire; questo ha portato all’erogazione di un sostegno ai sopravvissuti della Bomba-A all’estero, quasi uguale a quello fornito agli Hibakusha in Giappone.
Il nostro movimento ha perseverato nel fare appelli per l’immediata eliminazione delle armi nucleari, sollecitando il mostro governo, gli Stati con armi nucleari, e tutti gli altri Stati, a intraprendere azioni concrete.
Nel 1977, in Giappone, si tenne un simposio internazionale su “Danni e effetti postumi dei bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki”; era sponsorizzato delle organizzazioni non governative associate alle Nazioni Unite; in quella sede si accertò la realtà dei danni causati dai bombardamenti atomici sugli esseri umani. All’epoca, la minaccia di una guerra nucleare si stava innalzando in Europa. Grandi manifestazioni con centinaia di migliaia di persone invasero le strade di molti Paesi, e gli Hibakusha furono invitati per offrire la loro testimonianza.
Nel 1978 e nel 1982, una quarantina di rappresentanti di Nihon Hidankyo parteciparono alla sessione speciale delle Nazioni Unite sul Disarmo, presso il quartier generale di New York. I nostri rappresentanti parlarono nella sala dell’Assemblea Generale, e offrirono la propria testimonianza presso scuole locali e raduni.
I rappresentanti di Nihon Hidankyo si sono garantiti anche l’opportunità di parlare alle Conferenze di Revisione del Trattato di Non Proliferazione delle armi nucleari (NPT), e nelle riunioni del Comitato preparatorio delle Conferenze. Durante le Conferenze di Revisione, organizzavamo una mostra nell’atrio principale del Salone dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, riscuotendo grande ammirazione.
Nel 2012, nel Comitato preparatorio della Conferenza di Revisione del NPT, il governo norvegese ha proposto di tenere una Conferenza sull’Impatto Umanitario delle Armi Nucleari. Le testimonianze degli Hibakusha alle tre Conferenze Umanitarie, iniziate nel 2013, furono prese molto sul serio, e portarono ai negoziati verso il Trattato per la Proibizione delle Armi Nucleari.
Nell’aprile 2016, i sopravvissuti alla Bomba-A di tutto il mondo lanciarono “la Campagna internazionale di sottoscrizione a sostegno dell’Appello degli Hibakusha per l’Eliminazione delle Armi Nucleari”, come proposto da Nihon Hidankyo. Questa campagna è cresciuta in modo significativo, e oltre 13,7 milioni di firme furono raccolte e presentate alle Nazioni Unite. Il 7 luglio 2017, il Trattato per la Proibizione delle Armi Nucleari è stato adottato con il supporto di 122 Paesi, un evento che ci ha colmato di gioia.
Gli Hibakusha nutrono un desiderio profondo: piuttosto che dipendere dalla teoria della deterrenza nucleare, basato sul presupposto del possesso e dell’uso delle armi atomiche, noi non dobbiamo permettere il possesso di nemmeno una singola arma nucleare.
Per favore, provate a immaginare: ci sono 4.000 testate nucleari pronte per essere lanciate immediatamente. Questo significa che una distruzione di centinaia o migliaia di volte maggiore a quella inflitta su Hiroshima e Nagasaki potrebbe avvenire proprio adesso. Perciò faccio una preghiera a tutti i cittadini del mondo: discutiamo insieme quello che dobbiamo fare per eliminare le armi nucleari; dobbiamo pretendere che i governi agiscano per raggiungere questo obiettivo.
L’età media dei sopravvissuti alla Bomba-A è di 85 anni. Da qui a dieci anni, potrebbero esserci una manciata appena di noi in grado di offrire testimonianza di prima mano dei sopravvissuti. Da qui in avanti, spero che la futura generazione troverà modi per ripartire dai nostri sforzi, e far evolvere ancor di più il movimento.
Una grande risorsa è l’esistenza del “Progetto Mai Più Hibakusha – Ereditando le Memorie delle Vittime della Bomba A- e della Bomba-H”. Questa organizzazione non-profit ha lavorato a stretto contatto con Nihon Hidankyo per preservare la documentazione del movimento degli Hibakusha, le testimonianze dei sopravvissuti alla Bomba-A, e le attività delle organizzazioni degli Hibakusha in varie parti del Giappone. Per quasi 15 anni, sin dalla sua formazione, l’organizzazione si è impegnata al massimo nel preservare e gestire l’archivio dei movimenti dal basso di Hibakusha, le loro testimonianze e le attività delle organizzazioni di Hibakusha in diverse località. Spero che l’associazione aiuti il movimento a progredire: che si faccia buon uso di tutti questi materiali, mettendoli a disposizione degli altri. Sono fiducioso che diventerà un’organizzazione di azione, dedicando i suoi sforzi alla diffusione della realtà dei bombardamenti atomici. Inoltre, spero con forza che allargherà le sue attività non solo in Giappone, ma anche globalmente.
Al fine di aumentare l’universalità del Trattato per la Proibizione delle Armi Nucleari, e raggiungere la formulazione di una convenzione internazionale che abolisca le armi nucleari, sollecito tutti i cittadini del mondo a creare opportunità nei vostri Paesi per ascoltare le testimonianze dei sopravvissuti della Bomba-A: sentite, fin nelle viscere, l’essenza disumana delle armi nucleari. In particolare, spero che la convinzione che le armi nucleari non debbano – e non possano – coesistere con l’umanità, faccia presa in tutti i cittadini nei Paesi dotati di armi nucleari, e nei rispettivi Paesi alleati; e che questo diventi una forza di cambiamento nelle politiche nucleari dei loro governi.
Non lasciamo che l’umanità si autodistrugga con le armi nucleari!
Lavoriamo insieme per una società davvero umana, in un mondo libero dalle armi nucleari e dalle guerre!
Fine
Copyright © The Nobel Foundation, Stockholm, 2024.
Testo introduttivo e traduzione di Cristiano Arienti
In copertina: Vittima della bomba atomica, Semiteru Taniguchi mostra una fotografia che lo ritrae con la schiena piagata di bruciature, a una Conferenza tenutasi a New York nel 2015. (foto Asahi Shimbun)
Fonti e Link utili
Nihon Hidankyo – Nobel Prize lecture – NobelPrize.org
Nihon Hidankyo – Facts – 2024 – NobelPrize.org
Nihon Hidankyo – Facts – 2024 – NobelPrize.org
Trattato di non proliferazione nucleare – Wikipedia
Russell-Einstein Manifesto – Nuclear Museum
Trattato per la proibizione delle armi nucleari – Wikipedia
Hiroshima | The New Yorker – Reportage di John Hersey del 1946
Home – 1945 Sito con le testimonianze di prima mano degli Hibakusha
Japanese survivor of Nagasaki atomic attack bared his scars to plead against nuclear war – The Washington Post La storia di Sumiteru Taniguchi
Frattura, Andrés Neuman. Giulio Einaudi editore – Supercoralli