UFO/UAP: nuovi orizzonti in vista
“Era una velivolo a forma di sigaro, senza ali; volava in modo strano, silenzioso, si vedevano degli oblò; quando è uscito dal nostro orizzonte visivo, io e mi miei amici, guardandoci stupefatti, abbiamo passato la serata a chiederci che cosa avessimo visto”.
Questa storia mio padre me l’ha raccontata decine di volte; e la sua testimonianza è simile a quella di migliaia di persone che il 6 giugno 1983 videro un UFO (oggetto volante non identificato) attraversare mezza Italia del nord, sparendo nel nulla senza lasciare traccia. Un avvistamento di massa ancora oggi inspiegato.
All’epoca era quarantenne, con la vista eccellente e il solito innato pragmatismo; non ho motivo di mettere in dubbio l’affidabilità della sua parola. Di questo aneddoto mi ha sempre affascinato la sua convinzione che quel “sigaro” sfidava le convenzionali dinamiche di volo dell’epoca: non era né un aereo, né un elicottero, né un dirigibile, né un missile.
La conclusione automatica è che si trattasse di un oggetto tecnologicamente avanzatissimo, ma molto diverso dai “comuni” velivoli umani.
E’ questa la ragione profonda per cui i testimoni di UAP (fenomeni aerei non identificati) condividono le stesse impressioni: sono convinti di aver osservato un fenomeno intuitivamente bizzarro, emozionalmente provante, e cognitivamente inspiegabile.
E’ pur vero che nella stragrande maggioranza, questi “avvistamenti”, se approfonditi, ricevono prima o poi una risposta razionale: in uno spettro che va dalla suggestione all’abbaglio, da complessi fenomeni naturali all’errore di valutazione.
Esiste però una percentuale dei casi, circa il 5%, a cui non si riesce a dare risposte esaustive pur utilizzando criteri di indagine scientifici; non significa che questi UAP siano di natura extraterrestre: avranno delle spiegazioni che sfuggono per la scarsità di informazioni – al di là di ciò che affermano i testimoni.
Solo negli ultimi tre decenni si parla, a livello globale, di quasi 100.000 avvistamenti; i fenomeni aerei non identificati, quindi, sono un numero rilevante – al netto di tanti casi per cui gli scettici offrono un debunking magari non definitivo, ma plausibile. Tuttavia, l’esistenza di casi ben documentati ma irrisolti, rappresenta un cambio paradigmatico nel sapere umano; perché alimentano un dubbio nato nella notte dei tempi: siamo soli nell’Universo?
Nella Via Lattea, una fra miliardi di galassie, si contano due miliardi di stelle; a livello statistico non si scarta la teoria che siano esistite, esistano o esisteranno civiltà extraterrestri; ma è a livello scientifico che l’ipotesi di velivoli alieni nei nostri cieli è rigettata. La visita di extra-terrestri proprio durante l’evoluzione umana, avrebbe una finestra spazio-temporale così infinitesimale da mettere in crisi, ad esempio, la Teoria della Relatività di Einstein, architrave della nostra comprensione del cosmo. Quella civiltà, come minimo, sarebbe in grado di viaggiare più veloce della luce; oppure avrebbe trovato un sistema di piegare l’asse spazio-temporale in un modo semplicemente inimmaginabile.
A questa logica si potrebbe controbattere che la stessa civiltà umana, fra due secoli, sarà approdata a conquiste nel sapere e nella fisica che oggi non riusciamo a scorgere nel nostro orizzonte mentale; come se, viaggiando indietro all’800, illustrassimo a John Dalton dove ci hanno condotto le sue teorie sugli atomi come elemento base della materia. Tuttavia questa logica è fragile: nell’orizzonte del fisico inglese era invisibile una realtà sub-atomica; ma noi non possiamo spiegare un fenomeno dell’oggi, gli UAP, usando come incognita un progresso che non può esistere fino a prova contraria.
In definitiva, finora la via maestra è sempre stata reiterare un’affermazione unita a una negazione: ogni UFO ha una spiegazione razionale, e nessun UAP ha un’origine extra-terrestre.
Questo è assiomatico anche di fronte ad agenzie governative che ammettono l’inspiegabilità degli UAP. Ad esempio, quando l’aviazione belga pubblicò il rapporto Lambrechts sull’ondata UFO tra il 1989 e il 1990. Oggetti volanti triangolari vennero avvistati in massa nell’arco di mesi, segnalati sui radar di aeroporti civili e militari; uno di essi, inseguito da caccia F-16 dell’esercito belga, compiva evoluzioni tali da lasciare sbalorditi piloti, radaristi e i testimoni oculari: sfidava le leggi fisiche che permeano la visione della realtà.
Anche di fronte a un evento così circostanziato, la scienza si è sempre fatta scudo di uno scetticismo ambiguo: se da un lato sono in piedi programmi di ricerca di vita extra-terrestre, dall’altro – ufficialmente – gli UAP non bastano ad articolare l’ipotesi che una civiltà aliena possa aver scoperto la Terra, dove la vita fiorisce da almeno un miliardo di anni.
Eppure non sono mancate indagini istituzionali sul fenomeno, come il “Project Blue Book”: uno studio Usa comprensivo sugli UFO per stabilire se fossero una minaccia per la sicurezza nazionale – dando per assodata quindi la loro esistenza. L’indagine nacque dopo l’incidente di Washington del 1952: sulla capitale americana si susseguirono caroselli di UFO, avvistati in massa e tracciati via radar; non si trattava di velivoli americani, come annunciò lo Stato Maggiore dell’Esercito in conferenza stampa, ma non appartenevano nemmeno a potenze straniere. Il “Project Blue Book” ufficialmente fu terminato nel 1969, giungendo a tre conclusioni: gli UFO non rappresentano una minaccia; nessun UAP sfida le conoscenze fisiche e tecnologiche possedute dal genere umano; non esistono prove della loro natura extra-terrestre.
Dopo una confutazione così netta, il fenomeno UFO uscì definitivamente dal radar della scienza ufficiale; nonostante alti esponenti di governo sostenessero la loro esistenza, l’ufologia divenne il far west della conoscenza: giornalisti e ricercatori condividevano la platea insieme a mitomani, santoni, approfittatori, ciarlatani. Da fatti riconosciuti, si trasformarono in un prodotto della cultura pop, con un’accezione molto negativa; chiunque si interessava al fenomeno, a torto o a ragione, scivolava inevitabilmente nel gorgo del complottisti: cioè di chi crede che gli UFO esistano pur in assenza di prove; magari convinto che quelle definitive siano in mano ai governi ma le tengano nascoste.
Dopo quasi mezzo secolo, è arrivata una conferma che non si trattava di complottismo, ma di realtà. Nel 2020 il Dipartimento della Difesa Usa ha dichiarato autentici tre video pubblicati nel 2017 dal New York Times: si vedono degli UFO compiere manovre fantascientifiche.
Il primo in ordine cronologico è il FLIR1, e risale al 2004: il capitano Chad Underwood, pilota di F-18 della USS Nimitz, riprese attraverso il POD, sofisticato sistema di targeting, un oggetto a forma di tic-tac capace di un’accelerazione inspiegabile. Quello fu uno degli incontri che si susseguirono nell’arco di qualche settimana nell’area di oceano in cui operava la USS Nimitz. David Fravor e Alex Dietrich sono altri due piloti che ingaggiarono un inseguimento dell’oggetto, trovandosi davanti a “dinamiche di volo così progredite da sorpassare la tecnologia aerospaziale Usa di generazioni”.
I piloti della USS Nimitz stilarono rapporti dettagliati sugli incidenti UFO, raccolti dall’Intelligence della Marina; il ripetersi di incontri di questo tipo spinse Harry Reid, leader democratico al Senato, a istituire un Programma Avanzato di Identificazione di Minacce Aereo-Spaziali (AATIP). Era il 2007 quando i fenomeni UAP tornarono a essere indagati e studiati a livello istituzionale. Il lavoro di questo programma, mai pubblicizzato sebbene non classificato, subì una battuta d’arresto nel 2012, senza conclusioni definitive. Intanto i rapporti dell’Intelligence della Marina si impilavano sulla scrivania di Lue Elizondo, Direttore dell’AATIP: come ha dichiarato al Washington Post, “i radar e i satelliti americani, complementari alle testimonianze oculari dei piloti, registravano oggetti capaci di viaggiare in modalità ipersonica, e a quella velocità virare ad angolo retto, uscire dall’atmosfera terrestre, o inabissarsi in mare.”
Frustrato nel vedere il programma su un binario morto, Elizondo passò a Christopher Mellon, ex Vice-Segretario della Difesa Usa, tre video: uno di essi era appunto il FLIR1; gli altri due erano stati ripresi dai piloti della USS Theodore Roosevelt fra il 2014 e il 2015.
Nel Gimbal Video si vede un UFO – ma i piloti commentano che nei dintorni vi sia una flotta intera di quegli oggetti ovoidali – compiere una rotazione apparentemente impossibile a quella velocità.
Nel GOFAST video un pilota di un F-18 urla di gioia dopo essere riuscito ad acquisire nel sistema di targeting un UFO sferico che viaggia a velocità elevatissima.
I tre video vennero filtrati da Mellon al New York Times: la loro pubblicazione ha generato un terremoto politico e culturale negli Stati Uniti; perché mostrano inequivocabilmente degli oggetti che volano sfidando le leggi fisiche conosciute.
Naturalmente i debunker hanno dissezionato i video, spiegando come quegli oggetti in realtà fossero ora aerei di linea, ora uccelli, ora sonde metereologiche; e che dietro alle apparenti anomalie nella dinamica di volo ci fossero complessi principi ottici, scarti della telecamera, o abbagli dei piloti. Il problema di questa opera di debunking è la decontestualizzazione del materiale visivo: che resta il frammento di una prova in un quadro investigativo più ampio: ad esempio i dati radar in dotazione ai caccia e quelli sulle portaerei, e la frequenza degli incontri con UFO in spazi aerei chiusi al traffico. Il Capitano Ryan Graves, che partecipò all’inseguimento per intercettare l’UFO nel Gimbal Video, ha confermato a 60Minutes: “per un paio d’anni gli incontri con quel tipo di oggetti, in quella determinata area di mare, si susseguirono quotidianamente.”
Il ragionamento dei denunker si regge sulla teoria che migliaia di militari Usa facciano parte di un qualche tipo di complotto per spargere la bufala degli UFO; un patto segreto che dura da almeno il 2004, l’anno in cui Fravor, Dietrich e Underwood ingaggiarono l’inseguimento dell’oggetto ripreso nel FLIR1.
Il dibattito sui tre video ha richiamato l’attenzione sugli UAP, ma sotto una luce differente rispetto al solito fenomeno da baraccone: gli incontri dei militari con gli UFO pongono un problema di sicurezza nazionale; nei cieli americani sfrecciano oggetti che sorpassano di generazioni la miglior tecnologia aerospaziale: perché si finge che non sia vero o che non sia importante?
Nel 2020, sotto la spinta della Commissione di Intelligence al Senato, è stato ripreso il lavoro dell’AATIP; il Pentagono ha così istituito una Task Force sui Fenomeni Aerei non Identificati (UAPTF): deve indagare su tutti gli UAP verificatisi negli ultimi anni nei cieli americani, o che hanno coinvolto forze dell’esercito Usa. La Task Force deve fornire un Rapporto al Congresso Usa entro il 25 giugno 2021.
Nel frattempo il Pentagono ha autenticato i tre video pubblicati dal New York Times, e altro materiale filtrato al cineasta Jeremy Corbell, che lo ha reso pubblico attraverso i suoi canali online. Si tratta di immagini che testimoniano UAP nei dintorni della Portaerei USS Omaha, risalenti al 2019; un oggetto sferico fluttua nel cielo prima di tuffarsi perpendicolarmente nell’oceano; un altro oggetto, a forma piramidale, vola in modo erratico. Fra le caratteristiche di questi oggetti, e questo spiegherebbe le loro improvvise apparizioni sui radar, è stata osservata la capacità di viaggiare indistintamente fra acqua e cielo.
Il New York Times ha affermato di aver visionato il Rapporto della UAPTF: sarebbero ben 120 i casi UAP indagati dagli scienziati del Pentagono le cui dinamiche di volo rimangono inspiegabili; la conclusione, come riporta il NYT, è che nessuno degli oggetti fa parte di un qualsiasi programma militare segreto americano; ma non esisterebbe prova che siano prodotti da civiltà aliene.
Una delle implicazioni è che potenze straniere potrebbero aver sviluppato, negli ultimi tre decenni, tecnologie aerospaziali talmente avanzate da farsi beffe della forza militare più potente degli ultimi 70 anni. I candidati, per altro, sarebbero la Russia, uno Stato fallito trent’anni fa; e la Cina, assurta a potenza industriale solo da un paio di decenni.
Per altro il Governo di Pechino, dopo le rivelazioni degli NYT, ha reso pubblica l’esistenza di una Task Force che indaga sulle “Condizioni Aeree non identificate”, l’equivalente cinese degli UAP; e ha stabilito una linea diretta con il Giappone per allertarsi a vicenda in caso di UAP nei rispettivi spazi aerei. Nel 2010 aveva suscitato impressione l’incidente di Hangzhou, dove la comparsa di un gigantesco UFO impedì l’atterraggio di alcuni voli civili, portando alla chiusura dell’aeroporto cittadino per almeno due ore; ufficialmente, si sarebbe trattato di un esperimento militare.
Che una simile tecnologia rientri nell’arsenale di Cina o Russia è stato recentemente disputato perfino da John Ratcliffe, ex Direttore dell’Intelligence Usa: “alcuni oggetti avvistati dai nostri piloti o intercettati dai nostri satelliti intraprendono manovre che onestamente sono difficili da spiegare, come accelerazioni fino a cinque volte la velocità del suono, o il movimento transmediale.”
La decisione con cui i vertici dell’Intelligence e della Difesa americana sono intervenuti nella questione UFO può destare qualche sospetto; inquadrarla come un problema di sicurezza nazionale fa pensare a una spinta per il settore aereo-spaziale a scopi militari. Tuttavia è difficile ascrivere l’interesse per gli UAP solo a questo obiettivo; in molte dichiarazioni risuona un fondo antropologico.
L’ex Presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha recentemente ammesso l’esistenza degli UFO; e in un’intervista al New York Times, ha avvertito che se fosse provata l’esistenza di alieni sulla Terra, il dibattito purtroppo s’incardinerebbe sul progresso della tecnologia militare per difenderci; ma la sua speranza è un’altra: che i popoli del genere umano passino oltre le differenze, davanti alla certezza di essere una comunità che fluttua su una roccia in un Universo abitato.
Anche John Brennan, ex Direttore della Cia durante l’Amministrazione Obama-Biden, è intervenuto per commentare i recenti video sugli UAP: “Sarebbe presuntuoso da parte nostra pensare che non esistano forme di vita aliene.”
Nell’equazione sulla presenza di UFO/UAP forse è necessario inserire il fattore che più ci sgomenta – o all’opposto che più ci fa sorridere: la presenza di extraterrestri; è la richiesta di un corpo di scienziati sempre più numeroso. Ravi Kumar Kopparapu, ricercatore del Goddard Space Flight Center della Nasa, ha affermato: “Gli scienziati dovrebbero analizzare il Report per giungere a un consenso scientifico su alcuni dei fenomeni inspiegabili che si verificano nei nostri cieli”.
Bill Nelson, ex Senatore Usa e da qualche mese Direttore della Nasa, ha spiegato alla CNN: “Non sappiamo se questi UFO siano nemici o alieni, o se siano un fenomeno ottico o un qualche altro tipo di evento naturale. Però gli scienziati della Nasa stanno visionando tutto il materiale raccolto negli ultimi decenni per capire”.
E a domanda precisa, su cosa pensa che siano questi UFO/UAP, Nelson ha risposto: “Non lo so; ma voglio saperlo.”
E’ lo stesso desiderio che mio padre esprime ogni volta che mi parla di quell’avvistamento nel lontano 1983: sapere che cosa fosse quell’oggetto volante nell’orizzonte di una tarda primavera italiana.
di Cristiano Arienti
In copertina: immagine ripresa nel 2019 dalla USS Omaha in cui si mostrerebbe un UFO piramidale
Fonti e Link utili
https://www.bbc.com/news/magazine-29755919
https://en.wikipedia.org/wiki/Pentagon_UFO_videos
Avvistamenti Ufo indagati dall’Aeronautica italiana, l’ente predisposto per questo tipo di segnalazioni.
https://www.repubblica.it/sport/2021/01/15/news/stati_uniti_ufo_difesa_cia-301050658/
https://www.dw.com/en/us-ufo-report-boldly-goes-where-no-one-has-gone-before/a-57749448
https://edition.cnn.com/2021/06/04/tech/ufos-nasa-study-scn/index.html