Guccifer2, l’Indagine sul Russiagate e la frode del DNC
Dopo il terremoto delle elezioni presidenziali del 2016, si assiste a uno sciame sismico nel panorama politico americano: l’Amministrazione di Donald Trump traballa a causa dell’indagine sull’interferenza dei russi nel voto di novembre; Robert Mueller, investigatore capo, ha inviato mandati di comparizione (subpoena) a varie personalità legate alla Campagna del Presidente. Nel mirino, in particolare, c’è l’ex Direttore Paul Manafort, indagato anche dal Procuratore Generale di New York. Ma si è registrata anche un’altra scossa di assestamento: e ha colpito ulteriormente la credibilità del Partito Democratico, e quella della candidata perdente Hillary Clinton.
Lo scorso 25 agosto un giudice della Florida ha rigettato la causa di un gruppo di supporter di Bernie Sanders, rivale della Clinton durante le Primarie del 2016; l’avevano sporta perchè si erano sentiti defraudati per la parzialità del Democratic National Committee (DNC): secondo loro i vertici del Partito Democratico avevano ostacolato il Senatore del Vermont nella corsa alla Casa Bianca. La causa era stata intentata quattordici mesi fa, il 29 giugno 2016: rappresentati dall’avvocato Jared Beck, avevano denunciato il DNC e la Direttrice dell’epoca, Debbie Wasserman-Schultz, clintoniana di ferro.
Da quello che si evince dalle 28 pagine dell’ordinanza, il giudice William Zloch ha rigettato la causa per difetto di giurisdizione in materia: non risulta chiaro, cioè, in che modo i donatori di Sanders abbiano subito un danno per via della “palpabile faziosità” (palpable bias) del DNC a favore di Hillary Clinton – nello statuto, come sottolineato dal giudice, è messo nero su bianco che il Partito dovrebbe mantenersi neutrale durante le Primarie. La Corte Distrettuale non contempla un evidente capo d’accusa contro il DNC.
Sanders, in quattordici mesi di campagna elettorale, aveva raccolto 228 milioni di $.
Il giudice ha espresso il giudizio sulla faziosità di Wasserman-Schutlz e del DNC consultando le prove offerte dal legale dei supporter di Sanders: compresi i documenti e gli scambi di posta elettronica del DNC pubblicati da Guccifer2 prima, e Wikileaks dopo. Un’ulteriore conferma, se ce ne fosse bisogno, della validità di quei documenti; i quali svelano i meccanismi paludosi e cinici della politica americana. Nello specifico, l’inutilità di celebrare le Primarie democratiche, visto che la “nomination” di Hillary Clinton era stata “blindata” mesi prima del voto.
Il legame Guccifer2–Wikileaks-Russia
I documenti e le email private sottratte al Partito Democratico sono prove in un’altra indagine: quella sull’interferenza del Governo russo nelle elezioni presidenziali del 2016, e il possibile legame/coordinamento fra la Campagna di Donald Trump ed esponenti del Cremlino. La Comunità di Intelligence ha già stabilito con un alto grado di sicurezza che:
1) il Governo russo ha hackerato la posta elettronica archiviata nei server del DNC e la posta G-mail di John Podesta, capo Campagna di Hillary Clinton.
2) Il Governo russo ha filtrato i contenuti a Wikileaks; l’organizzazione di Julian Assange, poi, li ha pubblicati con l’intento di arrecare più danno possibile alla candidata democratica.
Tuttavia la “high confidence”, come specificato nel report dell’ODNI (Direttore della National Intelligence) che punta il dito contro il Governo russo, “non implica che il giudizio sia un fatto o una certezza; il giudizio potrebbe anche essere errato”. Nel report, ad esempio, non è esplicitato il tipo di malaware utilizzato per penetrare i server del DNC.
Lo stesso Direttore dell’Fbi James Comey, in udienza davanti alla Commissione di Intelligence della Camera lo scorso 20 marzo, ha confermato: gli hacker legati all’Intelligence russa hanno sottratto i documenti al DNC, e li hanno poi consegnati a Wikileaks attraverso un intermediario (cut-out). A domande precise, però, l’allora Direttore Comey non ha saputo specificare le modalità del passaggio dei documenti, né l’identità dell’intermediario.
In più occasioni, del resto, Comey ha ammesso che l’Fbi non ha mai potuto esaminare i server del DNC; gli investigatori della Polizia Federale basano il loro giudizio principalmente sulle conclusioni tecniche di CrowdStrike, azienda informatica di fiducia del Partito Democratico. Dmitri Alperovich, autore dell’analisi resa pubblica il 15 giugno 2016, ha indicato gli hacker di FancyBear, una costola dell’Intelligence russa, come i responsabili dell’attacco informatico. Alperovich, vale la pena ricordarlo, è membro dell’Atlantic Council, think-tank pro-Nato e fortemente critico di Putin.
In realtà esistono anche altre analisi tecniche di aziende private che accusano la Russia; analisi possibili anche grazie ai dati disponibili sul sito di Guccifer2. Si tratta del sedicente hacker rumeno che proprio il 15 giugno 2016, pubblicando un documento interno del Partito Democratico, si autoaccusò di aver penetrato i server del DNC; nei giorni successivi consegnò a The Hill altri documenti simili, e ne postò alcuni direttamente sul suo sito.
Il 22 luglio il sedicente hacker rumeno dichiarò di aver consegnato a Wikileaks il corpo del DNCleak, pubblicato quel giorno stesso.
Alcuni dei documenti postati da Guccifer2 il 6 luglio si trovano come allegati nelle email rese pubbliche dall’organizzazione di Julian Assange.
Secondo la Comunità di Intelligence Usa, Guccifer2 è la figura legata agli hacker russi; la stessa che, in qualche modo, ha filtrato il DNCleak e le Podestaemails a Wikileaks.
Una conferma che fra Guccifer2 e l’organizzazione di Assange vi siano stati contatti è arrivata da Michael (Emma) Best, un giornalista che ha pubblicato milioni di documenti governativi declassificati. Come racconta il New Yorker, a metà agosto 2016 Guccifer2 propose a Best una raccolta di documenti del DNC; il giornalista venne però contattato da Assange in persona (i due hanno spesso collaborato), il quale gli chiese di rifiutare l’offerta. Assange avrebbe detto a Best: “sono già in contatto con i “controllori” di Guccifer2; quei documenti avranno sicuramente più risalto se pubblicati prima da Wikileaks”.
Un mese e mezzo dopo, il 7 ottobre 2016, Wikileaks cominciò a pubblicare le Podestaemail.
E’ quasi certo che Podesta sia stato vittima di phishing, precisamente il 19 marzo 2016. La Comunità di Intelligence afferma che l’attacco informatico sia di marca russa. Non esiste una relazione certo fra chi penetrò nella posta del Capo Campagna di Clinton e Guccifer2: solo la convinzione che entrambi siano legati a FancyBear.
Assange ha affermato che qualunque hacker, e non per forza una Intelligence governativa, poteva mettere a segno quel tipo di attacco informatico. Per quanto riguarda il DNCleak e le Podestaemail, Assange ha sempre sostenuto che si sia trattato di leak – cioè persone interne al Partito Democratico hanno sottratto le email dall’archivio del DNC.
Wikileaks, contraddicendo la propria politica di non confermare, o negare, l’identità delle fonti, ha respinto l’ipotesi di aver ricevuto i documenti da attori del Governo russo o da Guccifer2 – in un tweet definito “presunta spia russa americana“.
A metà agosto 2016, però, durante un’intervista a Nieuwsuur, Julian Assange alluse pesantemente che la fonte del DNCleak fosse Seth Rich, un funzionario del Partito Democratico ucciso in circostanze mai chiarite all’alba del 10 luglio 2016.
Chi c’è davvero dietro a Guccifer2
Guccifer2 ha dichiarato di essere un hacker di nazionalità rumena, ma durante interviste e dialoghi via chat, ha snocciolato un rumeno zoppicante; il suo inglese, all’opposto, è eccellente. Non esiste certezza sull’identità di Guccifer2; eppure le analisi sui dati che accompagnano le pubblicazioni sul suo sito hanno convinto la comunità di Intelligence Usa: dietro alla sua persona, operano hacker russi. Alcune parti dei meta-dati dei documenti del DNC, infatti, sono in russo.
Questa tesi trova però alcune voci critiche: fra tutte quella dei VIPS (Veterans Intelligence Professionals for Sanity), un gruppo di veterani dell’Intelligence Usa che si era costituito nel 2003, per contrastare la narrativa – falsamente forgiata dalla Cia – che Saddam Hussein possedesse armi di distruzione di massa.
Lo scorso luglio i VIPS, fra i quali spicca l’ex Direttore tecnico della Nsa (National Security Agency) Bill Binney, hanno pubblicato un memorandum: in esso, diffidano il Governo Usa dall’abbracciare acriticamente la tesi che Guccifer2 sia un hacker legato ai servizi segreti Russi, e che abbia filtrato i documenti a Wikileaks.
Nel memorandum espongono la tesi, basata su analisi tecniche, secondo cui Guccifer2, il 5 luglio 2016, avrebbe impiegato appena 87 secondi per scaricare documenti pesanti 2 GigaBytes: un’operazione praticamente impossibile usando una connessione transatlantica; perciò si trattò di un download su un dispositivo USB. A questo, poi, va aggiunto che l’orologio del computer su cui Guccifer2 operava, era settato sulla US east-coast time. Un particolare non indifferente per chi dichiara di operare dalla Romania, ma poi si ipotizzerebbe agire dalla Russia. E proprio i meta-dati in russo rappresentano, secondo i VIPS, un’altra prova che Guccifer2 è un depistaggio: alcuni documenti postati il il 15 giugno 2016 sul suo sito sarebbero stati manipolati con “impronte digitali” russe.
Insomma: l’hacker del Cremlino non solo si è autoaccusato della penetrazione nei server del DNC, ma ha disseminato in modo artefatto le tracce della sua identità russa.
Secondo i VIPS, in sostanza, Guccifer2 fa parte di un complotto: spuntato tre giorni dopo l’annuncio di Assange di possedere documenti esplosivi su Hillary Clinton, serviva a coprire il leak messo a segno da un interno del Partito Democratico; e a sviare l’attenzione dallo scandalo che quei documenti potevano generare.
Si tratta del 50° memorandum pubblicato dai VIPS, di solito firmato da tutti i componenti del gruppo di veterani; questa volta, però, manca l’appoggio di Scott Ritter, ex Ispettore Onu che negli anni ’90 seguì lo smantellamento del programma nucleare iracheno. Lo scorso 28 luglio Ritter ha pubblicato una contro-analisi, basata su perizie tecniche, del memorandum dei suoi colleghi: non è possibile, con i dati a disposizione, stabilire con certezza il luogo e la data in cui Guccifer2, o chi per lui, sottrasse i documenti poi pubblicati sul suo sito; né si può inferire che quegli 87 secondi fossero relativi all’operazione originale di hackeraggio (o di leak).
La contro-analisi di Ritter è comunque critica nei confronti del Governo americano: non ha ancora fornito prove convincenti, e irrefutabili, che Guccifer2 sia un hacker di Putin. Ed è sconvolgente, secondo Ritter, che i server del DNC, la prova di un crimine che potrebbe far scoppiare una guerra atomica, non siano mai stati esaminati dalla Polizia federale americana. Molte delle questioni giustamente sollevate dai VIPS potrebbero essere risolte velocemente.
La lezione del DNCleak
Quando il 22 luglio 2016 Wikileaks pubblicò il corpo delle oltre 20.000 email del DNCleak, la stampa americana aveva già cominciato ad arpeggiare la sinfonia del Russiagate: la partitura preconfezionata dal DNC/CrowdStrike era già oro colato. Ma di fronte alla gravità delle email, la stampa fu costretta ad ammettere, senza troppo clamore, però, che Hillary Clinton era stata prescelta come nomination democratica molto prima delle Primarie; e Sanders era stato trattato come un problema da risolvere. Per lo scandalo i vertici del DNC, nel giro di un paio di settimane, si dimisero in massa.
A poco più di un anno da quei fatti, però, rimane solo la sinfonia del Russiagate a ricordarci di cosa è stato il DNCleak.
Una Corte distrettuale ha definito “palpabile la faziosità con cui i vertici del DNC favorirono la Clinton”. Tutto questo sta passando sotto traccia.
Se il Russiagate spiega la sconfitta di Clinton alle Presidenziali, il DNCleak, unito alle Podestaemails, spiega perchè, oltre a lei, nessun esponente di peso si candidò alle Primarie; e chiarisce perché Sanders non avrebbe mai potuto vincerle. Secondo ripetuti sondaggi, Bernie Sanders è il politico più popolare d’America.
Le implicazioni, in entrambe i casi, sono rilevanti: gli Stati Uniti si inoltrano di nuovo in territori di confronto militare basandosi su Intelligence deficitaria, per nulla irrefutabile. In secondo luogo, non c’è stata ancora una vera presa di coscienza che le Primarie democratiche del 2016 furono “truccate”: nelle prossime elezioni Presidenziali i vertici del Partito potrebbero imporre di nuovo il “proprio candidato” a dispetto delle attese della base elettorale. Ignorando le macerie del terremoto politico che ha portato un Donald Trump alla Casa Bianca.
di Cristiano Arienti
Fonti e link utili
TIMELINE: Russiagate, Wikileaks, Guccifer2, Seth Rich
Politica Usa: Archivio di UmaniStranieri
https://www.newyorker.com/magazine/2017/08/21/julian-assange-a-man-without-a-country
https://www.thenation.com/article/a-new-report-raises-big-questions-about-last-years-dnc-hack/
https://www.bloomberg.com/view/articles/2017-08-10/why-some-u-s-ex-spies-don-t-buy-the-russia-story
http://www.salon.com/2017/08/15/what-if-the-dnc-russian-hack-was-really-a-leak-after-all-a-new-report-raises-questions-media-and-democrats-would-rather-ignore/