Guccifer2 ed emailgate: le nuove rivelazioni su Clinton e il Partito Democratico
Bernie Sanders non ha mai avuto una chance nelle Primarie Democratiche; nessuno ce l’aveva contro Hillary. Nel febbraio 2015 il Partito Democratico ha cominciato a fare campagna attiva per la Clinton prima ancora che si candidasse ufficialmente per la Casa Bianca. Nel maggio 2015 il DNC (Democratic National Commitee), stava già impostando strategie di difesa in favore dell’ex Segretario di Stato contro attacchi mediatici; all’epoca il Senatore del Vermont aveva già annunciato la sua partecipazione alle primarie, l’attuale Vice-Presidente Joe Biden stava valutando la sua discesa in campo, e la Senatrice Elizabeth Warren riceveva enormi pressioni dalla base democratica per sfidare la Clinton.
La conferma della parzialità del DNC verrebbe da documenti interni al Partito Democratico, resi pubblici su una piattaforma wordpress da Guccifer2; la sigla dietro cui si nasconde uno o più hacker è ispirata a Guccifer, alias di Marcel Leher, l’hacker rumeno che ha originato l’emailgate e l’indagine Fbi su un server privato usato dalla Clinton mentre era Segretario di Stato.
Due settimane fa il DNC ha effettivamente denunciato l’hackeraggio del suo server da parte di “spie russe”. Alla pubblicazione dei documenti da parte di Guccifer2, non ha confermato né rigettato la loro autenticità. Interpellato da Jordan Chariton di TYT, l’ufficio stampa ha fornito risposte evasive.
1 WEEK LATER, DNC/@HillaryClinton refuse 2 comment/confirm authenticity of docs showing DNC worked on her behalf 4 year-& MEDIA'S OK W/ IT
— Jordan (@JordanChariton) June 23, 2016
Il DNC, fino ad oggi, non ha fornito nessun tipo di documento che attesti un uguale trattamento anche per i rivali della Clinton, Bernie Sanders e l’ex Governatore Martin O’Malley, o per i potenziali candidati democratici (ancora nel 2015), Biden e Warren su tutti.
Fra i documenti messi a disposizione da Gufficer2 c’è uno studio sulle strategie di difesa in favore di Hillary Clinton da adottare contro gli attacchi dei suoi rivali; si offrono linee guida per ribattere alle accuse contro l’ex Segretario di Stato e le sue scelte di politica estera durante l’Amministrazione Obama: dalla guerra in Libia all’attacco al consolato Usa di Bengasi, dal conflitto in Siria alla nascita dell’Isis. Nel documento vi sono anche suggerimenti per arginare le critiche sul legame tra Hillary Clinton e Wall-Street, o il suo ruolo nella Fondazione Clinton mentre era a capo del Dipartimento di Stato. Ci sono anche spunti per mitigare le sue passate posizioni conservatrici sui diritti della comunità LGTB, o il tiepido appoggio a misure coraggiose di ridistribuzione economica.
Il DNC ha consigliato di servirsi di organi di stampa e giornalisti per disinnescare questi attacchi, e ripulire l’immagine di Hillary riguardo all’etica e alla trasparenza; un suggerimento contenuto in una email inviata al Partito Democratico il 26 maggio 2015, quando Sanders era già impegnato in campagna elettorale.
Di fatto, ben dodici mesi prima che i cittadini potessero esprimere una preferenza alle Primarie, i vertici del Partito consideravano Hillary Clinton la candidata democratica alla Casa Bianca; in violazione dello statuto del DNC, che impone imparzialità nei confronti di tutti i partecipanti alla competizione elettorale.
L’operazione di public relation per difendere la Clinton dagli attacchi dei repubblicani, ha indirettamente colpito Bernie Sanders, e i suoi tentativi di sottolineare i punti deboli della sua rivale, soprattutto in campo sociale, economico ed energetico. A livello finanziario, poi, Sanders ha promosso un attacco frontale contro Hillary Clinton e il suo modello di finanziamento elettorale, basato sulle donazioni dei Comitati di azione Politica (Pac); si tratta di gruppi di interesse in grado di offrire a un candidato cifre enormi, se paragonate alle possibilità economiche di un cittadino medio.
Questo è un altro aspetto emerso dai documenti pubblicati da Guccifer2: la possibile cooperazione tra DNC e Hillary Clinton nel reperire finanziamenti per la campagna elettorale attraverso i super-Pac.
In un documento del febbraio 2015, mesi prima della discesa in campo della Clinton, il DNC aveva a disposizione un data-base dei donatori disposti a sostenere la campagna dell’ex Segretario di Stato, a partire da una cifra di 25.000 dollari, fino a 25 milioni: è una galleria di banche, fondi d’investimento, multinazionali di svariati settori, Stati sovrani, miliardari.
Contro questo modello si era battuto il Presidente Usa Barack Obama, varando una legge che escludesse Comitati di Azione Politica e lobbisti federali; che però è stata ribaltata da una sentenza della Corte Suprema del 2010 (Citizens United vs FEC).
La lista svelata da Guccifer2 è degna di nota, perchè la Clinton, ad esempio, ha pubblicamente affermato di non aver ricevuto nessuna donazione da parte dei colossi petroliferi; secondo il data-base, la sua campagna sarebbe stata foraggiata anche da Exxon, Chevron, United Refinery Company; oltre che dai maggiori produttori mondiali di petrolio, come Arabia Saudita, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Kuwait.
Le donazioni dell’Arabia Saudita alla campagna della Clinton, secondo fonti vicine a Ryadh, ammonterebbero a uno stratosferico 20% dei finanziamenti totali. Da molti anni l’Arabia Saudita come Stato Sovrano, oltre che attraverso fondazioni e individui legati alla monarchia di Ryadh, è un donatore della Clinton Foundation.
La relazione di Hillary Clinton e i donatori della Fondazione sono tutt’ora al centro di indagini giornalistiche. La Associated Press ha recentemente pubblicato un’inchiesta sugli incontri della Clinton con persone al vertice di grandi banche, fondi d’investimento, e multinazionali; fra di essi donatori della Fondazione e sostenitori della sua campagna elettorale. Gli incontri, secondo la ricostruzione, sono stati omessi dal calendario ufficiale; o sono stati cancellati i nominativi delle persone con cui la Clinton si è intrattenuta mentre agiva come rappresentante del Governo. Sono almeno 75 gli incontri di questo tipo non dichiarati nel calendario ufficiale del Dipartimento di Stato.
La conferma che Hillary Clinton, da Segretario di Stato, abbia in qualche modo portato avanti gli affari della Fondazione Clinton, in aperto conflitto di interessi con il suolo ruolo, aggrava la sua posizione nello scandalo emailgate.
L’Fbi sta tutt’ora conducendo un’indagine criminale sulla Clinton, come ha confermato il giudice federale Emmet Sullivan impegnato in una causa civile riconducibile al server installato nell’abitazione di Chappaqua. L’attuale presunta nomination democratica è sospettata di aver violato leggi federali, tra cui l’Omb/Nara, sulla gestione dei documenti governativi, e l’Espionage Act, ovvero la diffusione di materiale segreto.
Nel server sono transitati documenti marcati “classificato”, benché Clinton lo avesse sempre negato; e in alcune email sono fatti i nomi e cognomi di agenti Cia sotto copertura. Dal suo account sono partiti i “via libera” per attacchi aerei con i droni in zone di guerra (Fonte: Reuters).
Come è confermato nel Rapporto Speciale dell’Ispettorato del Dipartimento di Stato, la Clinton non aveva chiesto l’autorizzazione di poter utilizzare un server privato per le comunicazioni ufficiali – nessuno glielo avrebbe accordato, come sottolineano gli ispettori; e c’è un altro aspetto non meno grave: per lunghi periodi il server era un sistema aperto e vulnerabile ad attacchi informatici.
Di recente, secondo un’inchiesta dell’Associated Press, è emerso come il personale del Dipartimento di Stato fu costretto a disattivare alcune misure di sicurezza per risolvere problemi derivati dal server privato della Clinton.
A causa di attacchi informatici al server, documentati nel Rapporto Speciale, in almeno un caso sono state sospese le comunicazioni di materiale sensibile tra il Dipartimento di Stato e l’account di Hillary Clinton. L’episodio è emerso anche dalla revisione della corrispondenza tra una dipendente del Dipartimento di Stato e la Clinton; tuttavia questo fatto non trova riscontro nelle oltre 50.000 email transitate nel server della Clinton e consegnate al Dipartimento di Stato in osservanza della Omb/Nara.
L’email incriminata, come ricostruisce la Associated Press, potrebbe far parte delle oltre 30.000 email cancellate dall’ex Segretario di Stato prima di consegnare l’hard disk del server al Dipartimento di Stato (cancellate perchè “erano comunicazioni private”).
Rimane il sospetto che la Clinton abbia invece eliminato le prove del suo ruolo attivo nella Clinton Foundation mentre era Capo della politica estera americana; o si sia liberata di materiale compromettente riguardo al suo operato come Segretario di Stato.
Se l’Fbi dovesse concludere la sua indagine suggerendo di incriminare Hillary Clinton, toccherebbe al Segretario alla Giustizia Loretta Lynch decidere se condonare o processare l’attuale presunta nomination democratica; un titolo che nessuno poteva contenderle.
E’ un paradosso, ma a questo punto, almeno fino a quando l’Fbi e il Dipartimento della Giustizia non si saranno pronunciati sull’indagine criminale pendente, esistono possibilità che non sia Hillary Clinton la candidata democratica per la Casa Bianca
di Cristiano Arienti
https://www.umanistranieri.it/2016/05/elezioni-usa-il-server-della-clinton-al-centro-di-unindagine-fbi-e-di-una-causa-civile/
Link della piattaforma wordpress di Guccifer2
https://guccifer2.wordpress.com/2016/06/21/hillary-clinton/