John F. Kennedy: la mistificazione dello Zapruder Film e dell’autopsia

Doug Horne è stato un membro dell’ARRB (Assassination Record Review Board), un’agenzia governativa che dal 1994 al 1998 ha revisionato e catalogato tutto il materiale disponibile sull’assassinio del Presidente Usa John Fitzgerald Kennedy, avvenuto nel 1963 in Texas. Grazie a quell’esperienza Horne ha avuto accesso a una quantità monumentale di documenti originali, ha riascoltato i testimoni delle precedenti commissioni d’indagine, e ha potuto intervistare persone che, pur non essendo mai state interrogate prima, possedevano notizie rilevanti. Nello specifico Horne era stato assegnato all’analisi del materiale riguardante:

a) lo Zapruder Film, la pellicola che ha catturato per intero l’omicidio di Kennedy, avvenuto in Dealy Plaza, nel centro di Dallas.

b) l’autopsia del presidente americano, eseguita presso il Bethesda Hospital, Maryland, una struttura della Marina militare americana a una quindicina di chilometri da Washington D.C..

Nel 2011 Horne, che nei precedenti quindici anni non aveva mai smesso di raccogliere informazioni, è riuscito a intervistare un testimone eccezionale, il quale ha svelato particolari inediti sulla catena di custodia dello Zapruder Film. E dopo una lunga attesa, nel 2012 ha avuto accesso a materiale-audio che anticipa alle 18:35, invece delle 20:00, l’arrivo del cadavere del presidente Usa nell’obitorio del Bethesda Hospital dove fu eseguita l’autopsia. Grazie ai nuovi elementi acquisiti, nel 2012 Horne ha presentato una solida e definitiva ricostruzione di come vi sia stata una grande mistificazione riguardo alle ferite mortali inflitte a Kennedy nell’attentato di Dealy Plaza a Dallas.

Zapruder Film

Zapruder, testimone di un assassinio

Il 22 Novembre 1963 Abraham Zapruder, un commerciante di Dallas, filmò l’assassinio di John F. Kennedy in Dealy Plaza; era di fianco alla collinetta chiamata Grassy Knoll, in posizione ottimale, rialzata e alla destra rispetto alla macchina su cui viaggiavano il presidente Usa e sua moglie Jackie; nella limousine presidenziale c’erano anche il governatore del Texas John Connally e sua moglie Nellie, e gli agenti dei Servizi Segreti William Greer, alla guida, e Roy Kellerman. Erano le 12:30 di cinquantuno anni fa. Quasi subito Zapruder, che urlò più volte “l’hanno assassinato”, venne intercettato da un giornalista, Harry McCormick, a cui avrebbe detto: “parlo del mio video solo davanti a un agente federale”. McCormick andò dal capo dei Servizi Segreti di stanza a Dallas, l’agente Forrest Sorrels; i due si presentarono da Zapruder, nel frattempo tornato nel suo ufficio, all’interno del Dal-Tex, a poche decine di metri dal luogo dell’attentato. L’uomo era davanti alla tele, sintonizzato sulla Cbs: l’anchorman Walter Cronkite non parlava ancora di decesso, ma di gravi ferite; Zapruder, secondo la testimonianza di  Darwin Payne, un altro giornalista lì presente, ripeteva: “è morto, ho visto la testa…”. Tuttavia non riusciva a terminare la frase, scioccato, come se fosse ancora troppo assurda la scena a cui aveva appena assistito.

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Zapruder (in alto a destra) nel Nix film

All’agente Sorrels giunto nel suo ufficio, Zapruder  offrì subito di visionare il filmato, impresso su una pellicola kodachrome (formato doppio 8mm a colori) ancora inserita nella videocamera Bell & Howell. E così Zapruder, il suo socio Erwin Schwartz, e Sorrels, si recarono presso gli studi televisivi della Dallas Morning News. Payne e McCormick, che avevano tentato di acquistare il filmato per conto dei rispettivi giornali, rimasero al Dal-Tex. Zapruder venne intervistato in diretta televisiva da Jay Watson, direttore dell’emittente, il quale annunciò ai telespettatori la visione del filmato girato dall’ospite. Nell’attesa, Zapruder offrì la sua testimonianza: parlò di “uno, forse due micidiali colpi” a Kennedy: indicò col palmo la parte destra del capo, sopra l’orecchio, “praticamente aperta, con il sangue e tutto…”.

Poi Watson mostrò una finestra al 6° piano della Texas School Book Depository da dove un uomo, già circolava la voce, era sospettato di aver sparato tre volte a Kennedy, ferendo anche il governatore Connally. Quindi il cecchino si trovava alle spalle della limousine presidenziale.  Nel “nido dell’assassino”, nell’angolo sud-est del piano, erano state trovate tre cartucce; nell’angolo adiacente, un fucile Mauser. A quel punto Zapruder azzardò un’ipotesi: “Devo essere stato lungo la linea di fuoco”. Lo ripeté una seconda volta, perché Watson, nel frattempo, si stava consultando al telefono con qualcuno del suo staff: il direttore non accennò più al filmato di Zapruder. Fu in seguito spiegato che né presso gli studi televisivi, nè presso il vicino laboratorio cinematografico, erano disponibili macchinari per processare quel tipo di pellicola.

A quel punto, i tecnici della Dallas Morning News contattarono la Eastman Kodak Plant di Dallas, che in effetti aveva il macchinario per processare la pellicola.

Ancora non si sapeva che un detective della polizia, Buddy Walthers, aveva messo a verbale che un’altra persona, oltre a Kennedy e Connally, era rimasta vittima nell’attentato: il commerciante James Tague, lontano dalla limousine presidenziale e vicino al sottopasso autostradale, era stato ferito a una guancia da una scheggia. Walthers aveva messo a verbale anche il punto esatto dove si era conficcata la pallottola. L’anno dopo, nella ricostruzione della Commissione Warren, e nonostante la versione della vittima, si stabiliva che Tague fosse stato ferito dal primo dei tre colpi sparati dalla Texas School Book Depository.

Nel frattempo, in quel venerdì 22 novembre 1963, nella stazione di polizia di Dallas, arrivò un altro fucile ritrovato alla Texas Library Book Depository: un Mannlicher-Carcano, di fabbricazione italiana. Il Mauser non vi giunse mai; i verbali del ritrovamento stilati dagli agenti Seymour Weitzman e Eugene Boone, quello di Weitzman confermato con una testimonianza scritta, vennero in seguito riconosciuti come un errore. Chi non cambiò mai la sua versione fu l’agente di polizia Roger Craig: “la scritta Mauser 7.65 era ben visibile, stampata sulla canna del fucile”.

Una pellicola originale, tre copie.

Alle 14:40 Zapruder, il suo socio d’affari Schwartz, e Sorrels, si recarono alla Eastman Kodak Plant di Dallas, dove il filmato venne visionato e processato per la prima volta. Gli unici spettatori furono Zapruder e il direttore della struttura. L’agente Sorrels, infatti, era dovuto andare alla Stazione di Polizia: lì, come anticipato in televisione, era stato portato un uomo sospettato di aver ucciso l’agente di polizia J.D. Tippet; un evento avvenuto circa 40 minuti dopo l’attentato di Dealy Plaza, e a vari chilometri di distanza. Il sospettato era Lee Harvey Oswald, poi ufficiosamente individuato come il cecchino della Texas School Book Depository, e in sostanza come l’assassino di Kennedy.

La Eastman Kodak Plant però non aveva macchinari per stampare delle copie, così Zapruder e Schwartz, scortati dalla polizia, raggiunsero il Jamieson Lab Work di Dallas, dove Bruce Jamieson stampò tre copie, tante quante le pellicole disponibili; il doppio 8mm a colori dell’originale venne tagliato e sovrapposto così da ottenere un 8mm a colori.

Verso le 21:00, Zapruder e il suo socio Schwartz tornarono alla Kodak con l’originale e le tre copie; Zapruder poi ne consegnò due direttamente a Sorrels, cioè nelle mani dei Servizi Segreti. Una copia venne affidata all’Fbi di Dallas, che a sua volta la mandò immediatamente agli uffici centrali di Baltimora. L’altra era destinata al quartier generale dei Servizi Segreti, presso Washington D.C.

Quando Zapruder rincasò, venne contattato da Richard Stolley, giornalista di Life Magazine di stanza a Los Angeles; i due fissarono un appuntamento per il giorno successivo, allo scopo di trattare l’acquisto dei diritti sul filmato.

Il venerdì notte 22 novembre Zapruder  mostrò la pellicola ai suoi familiari. Più o meno alla stessa ora l’agente dei Servizi Segreti Max D. Phillips, inviando la copia dello Zapruder Film alla base di Washington D.C., allegò un “memo”: “Il signor Zapruder, che ha filmato l’assassinio del presidente Kennedy, ha dichiarato che la posizione dell’assassino era alle sue spalle.”

La mattina di sabato 23 Novembre, 20 ore dopo l’assassinio di Kennedy, Zapruder stava facendo visionare il filmato a Sorrels, la fonte di Phillips, e vari agenti dei Servizi segreti. Fuori, ad attenderlo, c’era già Stolley. Il giornalista di Life entrò nell’ufficio di Zapruder e comprò i diritti per la pubblicazione delle immagini per una cifra pari a 50.000 dollari dell’epoca.

Stolley lasciò l’ufficio di Zapruder con in mano la pellicola originale; quella stessa mattina la caricò su un aereo per Chicago, destinata alla sede dell’ufficio editoriale. Zapruder si tenne una copia fino a lunedì mattina 25 novembre; in quei due giorni mostrò il filmato al suo socio Schwartz e a Dan Rather, un giornalista della Cbs, quindi, consegnò anche l’ultima copia a Stolley. Su mandato dell’editore di Life Charles Douglass Jackson, infatti, quella mattina Stolley aveva rinegoziato l’acquisto del filmato che mostrava l’assassinio di John F. Kennedy, ottenendo i diritti universali per 150.000 dollari.

La pellicola originale quindi non venne acquisita subito dagli organi giudiziari come prova di un omicidio, ma venne comprata da un ente privato per – ufficialmente – scopi lucrativi.

L’intera operazione dell’acquisto dello Zapruder Film era stata ordinata e supervisionata, appunto, da Charles Douglass Jackson, editore di Life Magazine dal 1960. Precedentemente, dal 1931, Jackson era stato stretto collaboratore di Henry Luce, il fondatore di Life Magazine. Durante la II Guerra Mondiale Jackson era entrato a far parte dell’Oss, il servizio segreto diretto da Allan Dulles, futuro e potente direttore della Cia, l’Agenzia di Intelligence degli Usa. Dal 1944 Jackson era stato promosso a direttore della Divisione Guerra Psicologica dell’Oss (SHAEF). Alla fine della guerra era tornato con Luce, diventando direttore generale di Time-Life International. Dal 1948 fu agente segreto, inglobato poi nella neonata Cia. Durante la presidenza di Dwight Eisenhower (1952-1960), senza tradire la sua identità di agente segreto, Jackson ricoprì il ruolo di consigliere della Casa Bianca per i rapporti con la Cia, diretta da Allen Dulles.

La mattina del 29 novembre 1963 Life uscì con un numero speciale in cui furono pubblicati 31 fermo-immagine del filmato; per uno “sbaglio” editoriale non erano in ordine consequenziale. Inoltre non venne inserito il frammento 313, quello del colpo fatale alla testa, perché Jackson, come riportato da Stolley, lo giudicava stomachevole e inadatto al pubblico.

Lo Zapruder Film rimase nascosto ai cittadini americani fino a quando cominciarono a circolare delle copie “pirata” proiettate in sale private. Poi nel 1975 la Abc, senza il permesso di Life e correndo il rischio di una denuncia, trasmise una “copia della copia dell’originale”. Bastò una singola visione del filmato per scatenare un’ondata di indignazione negli Stati Uniti: nella diretta televisiva i conduttori parlarono apertamente di uno, forse due spari frontali. Al contrario, la Commissione Warren, nel rapporto uscito nel 1964, aveva stabilito che Oswald, un pazzo solitario, avevesse sparato tre colpi alle spalle di Kennedy: due erano andati a segno, uccidendo il presidente e ferendo Connally.

Per tutto il 1975 le proteste infuriarono così tanto che il Congresso fu costretto a riaprire il caso: nel 1976 venne istituita una Commissione parlamentare di inchiesta sull’assassinio di John F. Kennedy (HSCA). Ben dodici anni dopo l’attentato di Dealy Plaza, e quindici anni prima del film JFK di Oliver Stone e il celebre “back-to-the-left”, lo Zapruder Film aveva insinuato in molti americani, d’istinto e di prepotenza, il dubbio osceno: il fatale colpo alla testa, come dichiarato sotto giuramento da 51 testimoni diretti, era stato frontale e proveniva dalla Grassy Knoll; non poteva averlo sparato Oswald.

Sommersa di proteste, Life non denunciò la Abc, e rivendette la pellicola “originale” agli eredi di Zapruder, deceduto da 5 anni, per la simbolica cifra di 1 dollaro.

Il viaggio sconosciuto della pellicola  originale

Una volta arrivata a Chicago, sabato 23 novembre – il giorno dopo l’assassinio – la pellicola originale sarebbe stata trasportata nel laboratorio di stampa di Life. Sarebbe stata eseguita una copia, subito inviata a New York presso l’ufficio di Charles Douglass Jackson; e durante l’operazione, un tecnico l’avrebbe danneggiata. Questo fu scoperto nel 1964, durante la proiezione dello Zapruder Film davanti alla Commissione Warren: si comprese che mancavano 4 fotogrammi (dal 208 al 211). La spiegazione ufficiosa dell’errore tecnico venne offerta dall’Fbi. Life uscì con una nota di conferma nel gennaio 1967, senza offrire ulteriori dettagli. Nel 1969 si scoprì che ne mancava un altro, di fotogramma, il 155; Life non offrì nessuna spiegazione.

La pellicola originale, quindi, è stata danneggiata in due punti: per un totale di 5 fermo-immagine.

CE399

CE399

Quattro riguardano lo sparo che secondo la Commissione Warren colpì Kennedy alla schiena e gli trapassò la gola; continuando la sua traiettoria, la pallottola trapassò il busto del Governatore del Texas Connally rompendogli una costola, gli frantumò un polso, e andò a conficcarsi in una coscia. La pallottola in questione, la prova giudiziaria 399 (CE399), è rimasta praticamente intatta nella sua traiettoria di maciullamento; venne trovata su una barella da Darrell Tomlison, un impiegato del Parkland Hospital di Dallas. Davanti alla Commissione Warren, però, Tomlison non riconobbe la pallottola marcata dagli specialisti di balistica di Dallas. Non la riconobbero nemmeno altre tre persone coinvolte nella catena di custodia della pallottola trovata al Parkland Hospital: O. Wright, E. Johnsen, J. Rowley. L’unico a riconoscere la pallottola fu l’agente speciale E. Todd sebbene manchino le sue iniziali accanto a quelle degli esperti di balistica di Dallas (oltre a quelle di Wright, Johnsen e Rowley). Basterebbe solo questo a metter in dubbio che CE399 sia la stessa pallottola trovata al Parkland Hospital; è indubbio però che è una pallottola effettivamente sparata dal Mannlicher-Carcano, la carabina associata a Oswald (fonte).

In realtà un’altra pallottola, che non c’entra nulla con CE399, cadde dalla coscia del governatore del Texas, mentre l’uomo si trovava in sala operatoria: è la versione dello stesso Connally nella sua autobiografia; versione confermata in più occasioni dalla capo-infermiera Audrey Bell, che aveva raccolto la pallottola e l’aveva successivamente affidata all’agente Bobby Nolan che a sua volta, il giorno seguente, l’aveva consegnata al capitano della polizia di Dallas Will Fritz (una catena di custodia completamente diversa rispetto a CE399). Altri minuscoli frammenti rimasero per sempre nel corpo di Connally; quattro, però, furono estratti dal polso durante le operazioni chirurgiche (CE842).

Non è solo l’assenza di quei 5 fotogrammi e le due “suture” nella pellicola a suscitare perplessità sullo Zapruder Film. Negli anni sono emersi problemi intorno all’effettiva originalità della pellicola, e la catena di custodia dall’istante in cui Stolley la caricò su un aereo diretto a Chicago. Secondo la ricostruzione di Doug Horne, ricercatore dell’ARRB (Agenzia che tra il 1994 e il 1998 ha fatto l’inventario di tutto il materiale relativo all’assassinio di Kennedy, ha riascoltato i testimoni e ne ha sentiti di nuovi), l’originale dello Zapruder film non è rimasto a lungo a Chicago. Per tre anni Horne, con un passato di ufficiale della Marina e analista dell’esercito, ha avuto accesso ai documenti e ai testimoni di fatti ed eventi relativi allo Zapruder film (oltre a quelli relativi alla visita clinica al Parkland Hospital di Dallas e all’autopsia eseguita al Bethesda Hospital, vicino a Washington D.C.).

Sono state le interviste a Homer McMahon e Ben Hunter, specialisti del Centro di Interpretazione Fotografica a Washington (NPIC) a offrire un quadro del tutto inaspettato. La NPIC era una struttura della Cia dove giungeva tutto il materiale fotografico rilevante per la sicurezza nazionale; chi vi lavorava aveva l’incarico di sviluppare le pellicole, interpretarle, e riprodurre fermo-immagini su pannelli destinati alle riunioni dei vertici dell’intelligence nazionale. Nello specifico McMahon era capo del laboratorio colori della NPIC, mentre Hunter era il suo assistente.

Nel 1997 McMahon e Hunter hanno dichiarato all’ARRB, in una serie di interviste individuali, che la sera di domenica 24 novembre 1963 gli venne richiesto dal capitano della marina Pierre Sands, a sua volta contattato dal direttore del NPIC Arthur Lundhal, di recarsi presso il laboratorio della NPIC; lì, avrebbero dovuto sviluppare gli ingrandimenti di alcuni fermo-immagine di una pellicola per conto dell’agente dei Servizi Segreti “Bill Smith”. La procedura di convocazione avvenne con un metodo informale. L’agente “Bill Smith” spiegò a McMahon e Hunter che la pellicola (16 mm a colori), girata da un videoamatore, era un originale, ed era stata sviluppata a Rochester (Stato di New York), nei laboratori della “Hawkeyeworks”, una struttura a disposizione della Cia presso la sede centrale della Kodak. Si trattava di laboratori all’avanguardia nel campo della fotografia e del montaggio cinematografico. Fino al 2010 non c’erano mai state conferme ufficiali dell’esistenza dell’Haweyeworks; per questo i colleghi di Horne dell’ARRB diedero poca importanza a quell’informazione.

La pellicola era appunto lo Zapruder film. McMahon e Hunter lavorarono tutta la notte al fine di sviluppare le quattro serie di fotografie con i fermo-immagine selezionati dall’agente “Bill Smith”. Le fotografie sviluppate venivano passate poi in un laboratorio dove altri si occuparono di montarle sui pannelli. Per lunedì mattina 25 novembre, il giorno dei funerali di Kennedy, i pannelli con le fotografie erano pronti per essere visionati dai vertici della Cia e dei Servizi Segreti.

Pannelli NPICPresso il National Archive (NARA) esistono i pannelli approntati al NPIC relativi allo Zapruder Film: McMahon e Hunter hanno riconosciuto le fotografie da loro sviluppate e l’ordine di disposizione; McMahon ha anche riconosciuto un suo appunto scritto a mano con le indicazioni sul numero di fermo-immagine ingranditi, il numero dei pannelli e la grandezza. Entrambi hanno testimoniato che l’agente “Bill Smith” aveva imposto loro il segreto assoluto sull’intera operazione, cioè non avrebbero dovuto mai parlarne tra loro, né con il Capitano Sands, né con il Direttore della NPIC Arthur Lundhal, né con i colleghi della Cia o chiunque altro.

Il 1° evento alla NPIC

Dino Brugioni

Dino Brugioni

Secondo la ricostruzione di Horne, la creazione dei pannelli appena descritta fu in realtà il 2° evento avuto luogo alla NPIC in quel fine settimana del 1963. Quattordici anni dopo le testimonianze di McMahon e Hunter davanti all’ARRB, Horne è stato contattato dallo storico Peter Janney: due anni prima Janney, precisamente nel 2009, aveva avuto l’opportunità di intervistare Dino Brugioni, analista della Cia ed ex capo dell’ufficio Informazioni presso la NPIC; quindi un superiore di McMahon e Hunter. Nel 1963 Brugioni era il braccio destro del Direttore Arthur Lundhal, stretto collaboratore di John McCone, all’epoca Direttore della Cia. Brugioni è considerato uno dei massimi esperti di interpretazione fotografica del ’900: fu uno dei primi a presentare le prove dell’esistenza del campo di sterminio di Auschwitz, “scovandolo” in alcune immagini aeree scattate sulla Polonia durante la II Guerra Mondiale; nel 1962 contribuì in modo determinante all’individuazione dei missili russi a Cuba. Nel 1999 ha scritto anche un manuale sulla manipolazione delle immagini fotografiche. “Photofakery: the history and techniques of photographic deception”.

Quando nel 2009 venne intervistato da Janney, si parlava in termini generali dell’omicidio Kennedy, l’ex analista della NPIC cominciò a raccontare del suo coinvolgimento nella catena di custodia della pellicola originale dello Zapruder Film. Di fronte allo stupore dello storico, Brugioni raccontò i seguenti eventi, confermati in una successiva intervista filmata concessa a Doug Horne nel 2011 e raccolta nel documentario “The Mistery of the Zapruder Film” del cineasta Shane O’Sullivan (oltre che in un articolo di Horne pubblicato su LewRockwell.com).

La sera di sabato 23 novembre 1963, il giorno dopo l’assassinio di Kennedy, il Direttore della NPIC Lundhal contattò Brugioni: doveva recarsi presso il laboratorio della NPIC e sviluppare dei fermo-immagine di una pellicola; una convocazione formale, visto che in quel fine settimana era Brugioni il responsabile reperibile della NPIC. Verso le ore 22 Brugioni accolse nel laboratorio due persone arrivate direttamente dall’aeroporto di Washington; si qualificarono come agenti dei Servizi Segreti. I due consegnarono a Brugioni una pellicola (8mm a colori) che l’interprete fotografico giudicò senza ombra di dubbio un originale. A questo proposito Horne ha mostrato a Brugioni i negativi della pellicola originale – quelli dell’ARRB; l’ex analista della Cia ha confermato: “è lo stesso formato di pellicola su cui avevo lavorato quella notte”.

Un altro particolare indusse l’analista della Cia a considerare la pellicola un originale: i due agenti dei Servizi Segreti continuavano a ripetergli di maneggiarla con estrema cura e di stare molto attento in fase di proiezione.

Dalle 22:00 di sabato 23 novembre fino all’alba di domenica 24 novembre Brugioni e il suo staff (Bill Banfield e Ralph Pearse) cominciarono a sviluppare gli ingrandimenti di alcuni fermo-immagine giudicati rilevanti dai due agenti dei Servizi Segreti; le foto venivano passate in un altro laboratorio in cui venivano montate sui pannelli. Brugioni stilò una lista di tutte le persone coinvolte nella creazione dei pannelli, e la consegnò poi agli agenti: né McMahon, né Hunter, né Sands erano presenti su quella lista. Scrisse anche le note di accompagnamento per i destinatari dei pannelli: una serie andava al Direttore della Cia John McCone, l’altra serie ai Servizi Segreti.

Durante l’incontro con Horne, nel 2011, Brugioni ha visionato più volte una copia dello Zapruder Film conservato nel National Archive, una copia ufficiale venduta al pubblico in DVD nel 1998. Brugioni, al quanto perplesso, ha dichiarato che il filmato su cui aveva lavorato nel 1963 presentava alcune differenze rispetto a quello che stava visionando. In particolare Brugioni ha affermato con certezza che la “materia” uscita dalla testa di Kennedy erano pezzi biancastri e non un fiotto rosso, e che sprizzava molto più in alto e in modo più espanso; gli pareva impossibile che la materia fosse stata catturata solo in un fermo-immagine, il 313, mettendo in dubbio l’autenticità del filmato.

Inoltre Brugioni è rimasto molto perplesso di fronte alle immagini riguardanti l’agente dei Servizi Segreti Clint Hill, l’uomo che in corsa monta sulla macchina presidenziale: Brugioni ricordava che Clint Hill aveva dato una vigorosa spinta a Jacky Kennedy – nel frattempo arrampicatasi sul cofano posteriore – per farla rientrare nell’abitacolo; lo stesso Clint Hill diede questa versione. Nello Zapruder Film, Clint Hill, invece, sfiora appena Jackie Kennedy, con una mano. Tuttavia il contatto fra i corpi è intuibile nel Nix Film, un’altra testimonianza visiva dell’assassinio di Kennedy, catturata dal video-amatore Orville Nix.

Nix Film

Quando Horne, sempre nel 2011, ha mostrato a Brugioni le immagini dei pannelli creati da McMahon e Hunter, comprese le note tecniche, l’ex analista della Cia ha dichiarato che la sequenza dei fermo-immagine e le fotografie da lui sviluppate erano diverse. Si ricordava anche una differente disposizione delle foto sui pannelli, oltre che nel formato.

Brugioni ha poi raccontato la storia relativa a una delle due serie di pannelli. Quando John McCone si dimise dalla Cia, uno dei due pannelli ritornò nella disponibilità della NPIC, ma senza note tecniche di accompagnamento; Brugioni, su ordine del Direttore Lundhal, li conservò in un caveau insieme ad altri materiali sensibili. Fino al 1975. In quell’anno, dopo numerosi scandali, come la scoperta del Progetto MKUltra, venne istituita la Commissione Rockefeller relativa alle attività della Cia sul suolo americano. Alla NPIC fu richiesto esplicitamente di consegnare l’eventuale documentazione relativa allo Zapruder Film. Quando John Hicks, il direttore della NPIC succeduto a Lundhal, visionò i pannelli tirati fuori dal caveau da Brugioni, si infuriò: ordinò di disfarsene immediatamente. L’agente, molto sorpreso per quel rimprovero, li inviò al Direttore della Cia dell’epoca, William Colby.

Fu un assistente di Colby, E. H. Knoche, a informare la Commissione Rockefeller dell’esistenza di alcuni pannelli con i fermo-immagine dello Zapruder Film: si riferiva ai quattro pannelli con le fotografie sviluppate dai colleghi di Brugioni, Homer McMahon e Ben Hunter. I pannelli vennero consegnati alla Commissione Rockefeller, e in seguito furono acquisiti dalla HSCA e dal National Archive. Un’operazione che il direttore della NPIC John Hicks non comunicò a Brugioni, il quale ignorò l’esistenza di quei pannelli fino al 2011, quando venne intervistato da Horne.

Fattibilità dell’alterazione dello Zapruder Film presso gli Hawkeyeworks di Rochester e sostituzione delle copie di prima generazione

Seguendo la ricostruzione di Doug Horne, la pellicola originale inviata da Stolley il sabato mattina a Chicago venne “intercettata” su direttive di Charles Douglass Jackson, e trasportata in aereo a Washington D.C.; due agenti dei Servizi Segreti portarono la pellicola presso la NPIC, dove Brugioni e il suo staff svilupparono due serie di ingrandimenti fotografici: uno da mettere a disposizione del direttore della Cia McCone, e l’altro per i Servizi Segreti. I due agenti, secondo la testimonianza di Brugioni, lasciarono la NPIC con il filmato originale verso le 3 della mattina di domenica 24; verosimilmente, per Horne, lo fecero giungere qualche ora dopo presso l’Hawkeyeworks di Rochester (NY). Contando che una copia del filmato, come testimoniato da McMahon e Hunter, giunse dalla Hawkeyeworks a Washington domenica sera, lo Zapruder Film originale potrebbe essere rimasto a Rochester per almeno 12 ore, il tempo necessario per alterare la sequenza degli spari, e la prova di uno sparo frontale.

Secondo Ed Greene, all’epoca senior manager della Kodak presso i laboratori di Rochester, la struttura disponeva di macchinari all’avanguardia per il montaggio cinematografico; lo stesso Brugioni nell’intervista a Janney ha ripetuto che alla Hawkeyeworks, nei limiti degli strumenti analogici, “si poteva fare letteralmente di tutto”. Secondo Greene, in 12 ore un team di 2/3 specialisti del settore avrebbe potuto benissimo alterare una pellicola e/o crearne un’altra, ad esempio usando una stampante ottica.

E secondo Horne, dalla Hawkeyeworks sarebbero uscite anche le tre copie dello Zapruder Film erroneamente considerate di prima generazione; quelle conservate nel National Archive al posto delle tre copie originali, create al Jamieson Lab di Dallas il pomeriggio del 22 novembre 1963. Già dal giorno dopo, se l’originale era “nelle mani” dell’editore di Life Charles Douglass Jackson, e cioè della Cia, due copie erano a disposizione nei quartier generali dell’Fbi e dei Servizi Segreti. Il lunedì l’ultima copia venne consegnata a Life, a disposizione di Charles Douglass Jackson.

La conferma che vi sia stato uno scambio è arrivata con la testimonianza all’ARRB di Bruce Jamieson, e cioè la persona che aveva fisicamente prodotto le tre copie di prima generazione. Jamieson si era detto stupito che le copie conservate al National Archive presentassero una tonalità diversa, visto che nel suo laboratorio erano state esposte alla stessa fonte di luce. La perdita di tonalità in quel tipo di pellicola poteva essere segno di una qualche manipolazione, come ammesso dal consulente dell’ARRB.

Inoltre Bruce Jamieson era rimasto perplesso davanti ai fori nei bordi; prima di dirsi “non proprio sicuro”, a seguito di una certa pressione, poichè la sua testimonianza sarebbe stata esplosiva, la sua prima versione fu questa: “i fori dei rocchetti a denti su cui scorreva la pellicola non dovrebbero esserci, perché li avevamo lasciati fuori dalla stampa”.

La manipolazione dello Zapruder film è stata funzionale alla mistificazione delle ferite alla testa

E’ un dato di fatto che lo Zapruder Film originale è stato alterato: Life ha ammesso, esplicitamente o implicitamente, che 5 fotogrammi dell’originale sono andati distrutti; la pellicola, quindi, è stata “ricucita” in due punti: ai fotogrammi 154-156 e ai 207-212. Tuttavia, nel filmato rimasto, la dinamica degli eventi e alcuni dettagli contrastano con i racconti dei protagonisti/testimoni oculari della scena.

Alcune differenze sono macroscopiche: ad esempio, 59 testimoni oculari hanno affermato che la limousine presidenziale si è praticamente fermata per almeno un secondo prima del letale sparo alla testa (fonte). Come detto, poi, l’agente Clint Hill dà una vigorosa spinta a Jackie Kennedy. Mary Moorman e Jean Hill, due testimoni vicinissime alla macchina, hanno più volte affermato che si trovavano sul ciglio della strada, mentre nello Zapruder film sono nel prato, e sembrano fuori sincrono rispetto alla scena a cui stanno assistendo. Questo è intuibile nel terzo documento visivo che ha catturato l’assassinio di Kennedy, il Muchmore Fim.

Muchmore Film

I sospetti, insomma, si ingigantiscono quando si osservano gli stessi eventi nel Nix Film e nel Muchmore Film, o si ascoltano i racconti dei protagonisti in Dealy Plaza.

Secondo le testimonianze raccolte subito dopo l’attentato e durante la Commissione Warren, James Chaney, uno dei motociclisti di scorta a Kennedy, sorpassò la limousine presidenziale a destra, prima o in concomitanza con il fatale sparo alla testa; eppure Chaney non compare né nello Zapruder Film, in cui il passaggio dell’agente motorizzato sembra tagliato, né nel Nix Film; un filmato, il Nix Film, peraltro disconosciuto dallo stesso autore, Orville Nix, quando ricevette indietro una copia della pellicola originale che aveva affidato all’Fbi di Dallas. E non compare nemmeno nel Muchmore Film, pellicola peraltro mai visionata dall’autrice, Marie Muchmore, che consegnò direttamente all’Fbi.

Il giornalista Dan Rather, che ebbe modo di vedere una copia dello Zapruder film originale, in televisione mimò il corpo di Kennedy sottoposto a un “violento movimento in avanti”, adagiandosi poi a sinistra. Una versione confermata nella sua autobiografia da Cartha DeLoach, assistente del direttore Fbi Edgar Hoover. Tuttavia nello Zapruder film il movimento in avanti, pur violento, è appena percettibile, mentre è il movimento a sinistra ad essere violento e prolungato. Come violentissimo è lo scatto della testa di William Greer, l’agente alla guida della limousine: un movimento scientificamente impossibile in natura.

Sia Erwin Schwartz, il socio di Zapruder, sia Cartha DeLoach, parlarono di pezzi di materia esplosa in aria (confermando i ricordi di Brugioni). Proprio di quella materia venne investito Bobby Hargis, uno degli agenti della scorta motorizzata; in modo “abbondante”, secondo la testimonianza sua, e quella del collega B. J. Martin. Tuttavia Hargis si trovava ben dietro a Kennedy, alla sua sinistra; osservando lo Zapruder film, è percettibile un fiotto di sangue che sprizza in avanti, a destra, e una finissima aspersione di materia bianca, nient’ altro. Una visione che in nulla corrisponde alla descrizione di molti testimoni oculari dello sparo fatale; Charles Brehm, inizialmente, parlò di pezzi della testa volati indietro e a sinistra. Pezzi di cranio vennero trovati, oltre che dentro alla macchina, anche sul prato a sinistra di Elm Street: uno dall’agente di polizia Seymour Weitzman e l’altro dallo studente di medicina William Harper. Per terra, sull’asfalto, c’erano chiazze di sangue.

Per un decennio l’idea che dalla testa di Kennedy sprizzò materia solo in avanti non è mai stata messa in discussione, “comprovata” da Dan Rather stesso durante uno speciale televisivo del 1964 in cui vennero mostrate analisi balistiche elaborate a “computer” dallo Zapruder film. Delle immagini grafiche trasmesse in televisione, e l’autorevolezza di un giornalista, poterono più di un agente di polizia imbrattato dalla materia di Kennedy.

A corroborare l’idea che lo Zapruder Film abbia subito ulteriori alterazioni rispetto a quelle ammesse da Life, e in particolare riguardo alla testa di Kennedy, sono stati alcuni professionisti degli effetti speciali (citati nel libro di Horne): questi esperti hanno visionato i fermo-immagine scannerizzati dei negativi di una copia dello Zapruder film custodita nel National Archive. I negativi erano stati acquistati e messi a disposizione da Sidney Wilkinson e il marito, video editor di una casa di produzione di Los Angeles. Dopo un’attenta visione, hanno concluso che la parte posteriore del cranio di Kennedy, durante e dopo lo sparo (o gli spari) alla testa, è stata oscurata; il “blob” uscito dalla parte destra frontale compare in alcuni fotogrammi mentre sembra scomparire in altri. Nel 1997 Roderick Ryan, oscar alla carriera negli effetti speciali, aveva dichiarato che le ferite alla testa di Kennedy visibili nello Zapruder Film, in particolare il “blob” uscito dall’area parietale laterale, erano il risultato di un’alterazione abbastanza ovvia.

“Il buco grande come una pallina da baseball”

Frammento Harper

Frammento Harper

Dati che si accordano con la ricostruzione di Horne relativa alla mistificazione delle ferite sulla testa di Kennedy; una ricostruzione basata su documenti e testimonianze relativi a: 1) la visita clinica presso il Parkland Hospital di Dallas, 2) le comunicazioni tra Roy Kellerman e l’unità di crisi della Casa Bianca durante il viaggio del cadavere sull’Air Force 1 verso Washington, 3) il suo trasporto nell’obitorio del Bethesda Hospital, 4) l’autopsia condotta dai patologi Humes, Boswell e Finck, la distruzione del primo referto ufficiale, e la “doppia” sparizione del secondo 5) una “doppia” analisi al cervello, poi misteriosamente scomparso 6) la catalogazione del frammento “Harper” da parte di un patologo di Dallas, A. Cairns, che lo identificò come un osso occipitale (cioè cranio posteriore), prima che l’HSCA, nel 1979, lo indicasse diversamente attraverso un complesso studio anatomico delle fotografie.

Al Bethesda Hospital i tre patologi non videro “il buco grande come una pallina da baseball”, come lo definì il dottor Charles Crenshaw del Parkland Hospital. Insieme a lui una ventina di colleghi, fra dottori e infermieri presenti nella sala d’emergenza dell’ospedale di Dallas, aiutandosi con una mimica molto chiara, dissero di aver osservato quel tipo di buco nella parte posteriore destra del cranio di Kennedy. Davanti all’ARRB Crenshaw, che non venne mai interrogato né dalla Commissione Warren né dalla HSCA, testimoniò che “nella parete occipitale del cranio – la parte posteriore destra – risultavano divelti lo scalpo e le ossa, e materia celebrale fuoriusciva dalla testa”. Alcuni, come lo stesso Crenshaw o il dottor Robert McClelland, osservarono quel buco per decine di minuti da una distanza di non più di mezzo metro.

La testimonianza dei dottori di Parkland sulla ferita di Kennedy

La testimonianza dei dottori di Parkland sulla ferita di Kennedy

Horne avvalora la sua tesi con una dettagliata ricostruzione di come, dopo la visita al Parkland Hospital di Dallas e la deposizione di Kennedy in una bara bronzea, ma prima dell’autopsia eseguita al Bethesda Hospital di Washington, il cadavere di Kennedy subì delle manipolazioni. Nello specifico, fu sottoposto a un intervento post-mortem in cui vennero estratti frammenti di pallottola, allargando la ferita nell’area parietale laterale, e fu occultata la ferita nella parte occipitale (o posteriore destra) della testa, incompatibile con la teoria di un unico cecchino appostato alle spalle dell’auto presidenziale (JFK: the medical cover-up / o vedi articolo di Doug Horne su LewRockwell.com).

Il trafugamento del cadavere prima della partenza da Dallas, e il trasporto al Bethesda Hospital in elicottero

L’indagine di Horne ha preso slancio dalla scoperta di un elemento che in molti sospettavano: il cadavere di Kennedy NON arrivò al Bethesda Hospital nell’ambulanza su cui venne montata la bara bronzea dopo l’atterraggio dell’Air Force 1 all’aeroporto di Washington D.C. Nel 2012 sono state rese pubbliche nuove comunicazioni radio tra dell’Air Force 1, prima della partenza da Dallas e nel suo viaggio verso Washington, e l’unità di crisi della Casa Bianca. L’agente Roy Kellerman e il capo dei Servizi Segreti Gerald Behn stabilirono che Kennedy dovesse essere trasferito al Bethesda Hospital in elicottero.

Fu Jackie Kennedy a intralciare il programma, pretendendo di non staccarsi dal marito chiuso nella bara, come avevano stabilito Kellerman e Behn via radio. All’aeroporto di Washington la vedova di John scambiò per un carro funebre l’ambulanza giunta per il neo presidente Usa Lyndon B. Johnson, cardiopatico, e ordinò che vi si montasse sopra la bara bronzea, dove credeva ci fosse ancora suo marito. Kellerman fece scendere il cardiologo e l’infermiera per fare spazio a Jackie Kennedy, Robert Kennedy, a tre persone e a se stesso; l’agente Greer prese il posto dell’autista e condusse l’ambulanza fino al Bethesda Hospital.

Il trafugamento del cadavere dalla bara bronzea, portata a bordo dell’aereo alle 14:14, può essere avvenuto non dopo le 14:38. Jackie Kennedy infatti era salita a bordo dell’aereo alle 14:18 e si era ritirata nel bagno per ricomporsi; quindi le fu imposto di assistere al giuramento del vice-presidente Lyndon B. Johnson, anch’egli a Dallas, avvenuto alle 14:38, mentre l’aereo si trovava ancora sulla pista di decollo dell’aeroporto. Poi Jackie e i più stretti collaboratori iniziarono la veglia, durata fino all’arrivo a Washington. Esiste anche un indizio sia del trafugamento sia della tempistica, e si trova in uno scambio di battute tra Kellerman e Behn, avvenuto verso le 14:18.

Kellerman: “Stiamo aspettando il giuramento prima di decollare”

Scambio di battute tra Kellerman e Behn

Kellerman; “Sono tutti a bordo, stiamo aspettando il giudice per il giuramento”.

Scambio di battute tra Kellerman e Behn su cosa voleva fare Jackie Kennedy una volta giunta a Washington (dove, come stabilito poi, le avrebbero chiesto di separarsi dalla bara).

Kellerman: “Ti dovrò chiamare dopo che, ehm, il corpo.”

Horne suggerisce che poco prima, mentre, o subito dopo, il cadavere sia stato prelevato dalla bara, spogliato del lenzuolo che lo avvolgeva, spostato in un compartimento-bagagli dell’aereo.

Il motivo principale, secondo Horne, era legato al timore che le autorità dello stato del Texas reclamassero la salma per l’autopsia. Secondo le leggi americane, l’autopsia di Kennedy avrebbe dovuto tenersi in Texas. L’agente Kellerman, l’uomo che gestì il trasporto del cadavere di Kennedy da Dallas a Washington, si oppose alle richieste del dottor Earl Rose, patologo forense del Parkland Hospital: sia di procedere all’autopsia, sia di scattare fotografie alle ferite mortali inflitte al defunto presidente Usa. Ci fu un’impasse di quasi mezz’ora nei corridoi dell’ospedale, risolta da Kellerman con la decisione di forzare il blocco di Rose, anche con la minaccia di usare le armi. Kellerman temeva che Rose, scortato dalla polizia, reclamasse la bara.

L’Air Force 1 giunse a Washington alle 18:04. Quando l’ambulanza con la bara bronzea e Jackie lasciarono l’aeroporto, sulla pista il neo Presidente Johnson tenne un breve discorso alla nazione. Verso le 18:20 la diretta finì, e si spensero le luci generali. Secondo la ricostruzione di Horne, c’era il tempo per scaricare il cadavere di Kennedy, montarlo su uno degli elicotteri richiesti da Kellerman, e trasportalo al Bethesda Hospital, distante pochi chilometri, in un viaggio di 7-8 minuti.

Grazie alla testimonianza dell’ufficiale di marina Paul O’Connor, sappiamo che l’elicottero che trasportava Kennedy atterrò al Bethesda Hospital poco dopo le 18:30 di venerdì 22 novembre. Questo particolare mette ordine sulla tempistica relativa all’arrivo del defunto presidente Usa in obitorio, avvenuto ufficialmente alle 20:00 secondo il rapporto del picchetto d’onore delle forze militari congiunte e preso per buono dalla Commissione Warren, ma mai considerato valido neanche dalla HSCA.

Il cadavere di Kennedy, in realtà, arrivò nell’obitorio in una cassa da trasporto di alluminio grigio-rosa alle 18:35 (testimonianze degli ufficiali di marina Dennis David e Donald Rebentisch, e rapporto scritto del marine Roger Boyaijan). Il corpo non era avvolto in un lenzuolo, come era stato approntato al Parkland Hospital di Dallas, ma era nudo, all’interno di una sacca mortuaria, secondo la testimonianza di Paul O’Connor e di Tom Robinson, imbalsamatore delle pompe funebri Gawler.

La Gawler aveva messo a disposizione quattro addetti e il carro-funebre (una macchina nera) su cui venne trasportata la cassa di alluminio dalla piazzola dell’eliporto all’entrata dell’obitorio.

Questo accadde circa quaranta minuti prima dell’arrivo ufficioso, davanti all’obitorio, dell’ambulanza bianca guidata da Greer con dentro la bara bronzea (testimonianze e rapporti degli agenti Fbi James Sibert e Francis O’Neill).

L’autopsia impossibile

Nel loro rapporto gli agenti Fbi Sibert e O’Neill scrissero che “videro” Kellerman e Greer entrare con la bara bronzea nella sala dove quaranta minuti dopo sarebbe iniziata autopsia. Non scrissero espressamente di aver assistito all’apertura della bara, né alla deposizione del cadavere sul lettino dell’autopsia. Del resto non lo avevano fatto nemmeno Jackie Kennedy, Robert Kennedy e gli altri passeggeri saliti sull’ambulanza all’aeroporto di Washington: erano stati lasciati scendere davanti all’ingresso principale dell’edificio. Furono Greer e Kellerman i soli a presentarsi con la bara bronzea all’ingresso secondario; e si fecero aiutare proprio da Sibert e O’Neill a trasportarla e deporla nell’anticamera dell’obitorio dove Boswell e Humes, due dei tre patologi che poi eseguirono l’autopsia, aveva già sotto gli occhi il defunto Kennedy da circa 40 minuti.

I dottori Boswell e Humes, quindi, restarono quasi un’ora e mezza con il cadavere prima dell’autopsia. Che i due, tra le 18:35 e le 20:00, abbiano “lavorato” su Kennedy” è stato confermato da Dennis David, Tom Robinson, e dal tecnico delle radiografie del Bethesda Hospital, l’ufficiale Ed Reed; infatti, quando l’autopsia ebbe inizio, cioè alle 20:00, le radiografie della testa di Kennedy erano già pronte, secondo la testimonianza del terzo patologo, Pierre Finck. E fu in quell’arco di tempo che vennero estratti dei primi frammenti di pallottola dalla zona alta e destra, allargando così il foro, e spaccando una porzione di cranio nella zona parietale frontale/laterale. Nel frattempo cercarono di rattoppare “alla bell’e meglio” il buco nella parete occipitale. In una fotografia scattata durante l’autopsia, si può notare come la parte posteriore del cranio fosse visibilmente schiacciata .

Foto scattata prima dell'autopsia

Foto scattata prima dell’autopsia

E sull’autopsia, con presenti una quarantina di persone in un clima caotico e intimidatorio, ci sono prove e testimonianze che ne mettono in dubbio la correttezza. Il capo-patologo Humes, essendo un ufficiale della marina, procedeva ubbidendo agli ordini dell’Ammiraglio Calvin Galloway, l’autorità più alta del Bethesda Hospital. I tre patologi davano retta perfino a Roy Kellerman, con Greer presente all’autopsia. Kellerman indicò la schiena dicendo che c’era un foro d’entrata; il problema, però, era la mancanza di un foro d’uscita visibile. Fu proposto di sezionare quell’area, per stabilire il percorso della pallottola, ma l’ammiraglio Galloway bloccò l’operazione. Kellerman, quindi, aggiunse che al Parkland Hospital era stata trovata una pallottola (CE399); venne assunto, sempre su suggerimento di Kellerman, che i medici di Dallas avessero estratto la pallottola direttamente dalla ferita alla schiena a seguito di un massaggio cardiaco.

Quando Humes si domandò che tipo di ferita fosse il buco alla gola, Kellerman dichiarò che a Dallas i medici avevano tentato una tracheotomia; i patologi quindi, invitati dall’ammiraglio Galloway, non procedettero a nessuna analisi o sezione per avvalorare la testimonianza dell’agente segreto. Il giorno dopo il dottor Malcom Perry, da Dallas, confermò che alla gola era stata eseguita una tracheotomia, ma in un punto diverso rispetto al foro di pallottola visibile alla gola. Tra l’altro Perry lo aveva comunicato ufficialmente in conferenza stampa, subito dopo la partenza del cadavere di Kennedy dal Parkland Hospital; aveva anche specificato che per lui si trattava con buona probabilità di un foro d’entrata. Ventiquattro ore dopo l’autopsia, senza poter procedere a sezionamenti, Humes e Boswell conclusero quindi che si trattasse del foro d’uscita di CE399. Lo scrissero in un secondo referto, perché il primo, per stessa ammissione di Humes, era stato distrutto quasi subito. Tuttavia anche il secondo referto dell’autopsia, quello presentato alla Commissione Warren, è andato perso. Al di là delle note scritte da Hume, resta un fatto: i tre patologi hanno sempre e solo parlato di un piccolo foro nella zona parietale posteriore e di un grande buco nella zona parietale laterale. Il dottor McClelland, in un’intervista del 2009, ha commentato così gli scatti forensi in cui la parte occipitale della testa di Kennedy non mostra ferite: “i patologi reggevano il pezzo di scalpo della parte posteriore della testa di Kennedy, di fatto chiudendo l’apertura (“gape”) nella zona occipitale.”

KennedyOggi nel National Archive esiste una terza versione del referto autoptico, come del resto sono rimaste conservate solo 3 radiografie delle 5 eseguite da Reed, e per giunta sono copie, non le originali. Mancano tutti gli scatti forensi eseguiti dal dottor Finck, come lui stesso ha testimoniato davanti alla HSCA. E proprio Finck ha affermato di aver partecipato all’autopsia del cervello, datandola all’inizio di dicembre; in aperta contraddizione con la testimonianza di Humes e Boswell, che avrebbero condotto l’autopsia al cervello ancora a novembre, alla presenza del fotografo John Stringer. Per quanto riguarda gli scatti forensi al cervello di Kennedy – svanito nel nulla nel 1966 – ne sono rimasti alcuni conservati al National Archive: tuttavia Stringer li ha disconosciuti, perché la pellicola non è di quelle usate da lui all’epoca. Pure l’agente O’Neill, presente anch’egli all’autopsia, ci tenne a dire all’HSCA che in quelle fotografie la massa era sproporzionata rispetto al cervello estratto dalla testa e introdotto in una giara. L’imbalsamatore Robinson ribadì che sui capelli di Kennedy era rimasta attaccata molta materia cerebrale.

A conferma di quello sempre sostenuto dai medici del Parkland Hospital: parte del cervello e del cervelletto di Kennedy erano state eiettate dalla zona occipitale – posteriore – durante e successivamente agli spari.

Il retro della testa di Kennedy non presenta nessuna "massive gap"

Foto scatta il giorno dopo l’autopsia: il retro della testa non presenta il “massive gap”

Proprio alcune fotografie al cadavere di Kennedy, scattate al Bethesda Hospital sabato 23, secondo Horne, potrebbero essere state mandate all’Hawkeyeworks di Rochester; sarebbero servite come “modello” per eseguire l’alterazione delle immagini dello Zapruder Film, e renderle compatibili con il “secondo” referto dell’autopsia firmato da Humes-Boswell-Finck, e controfirmato dal medico personale di Kennedy, George Burkley.

Il dottor Burkley, insieme agli agenti Kellerman e Greer, fu l’unico testimone sia dei tentativi di soccorso al Parkland Hospital, sia dell’autopsia al Bethesda Hospital; anzi, ufficialmente fu lui a supervisionare il lavoro dei tre patologi, quando di fatto era stato l’Ammiraglio Galloway a pilotarli. Eppure il dottor Burkley non venne interrogato durante la Commissione Warren, e alla HSCA del 1976 presentò solo una testimonianza scritta. L’ARRB, pur avendone fatto richiesta, non è risalita a nessun rapporto scritto da Burkley, nel frattempo deceduto, né ufficiale né privato. Come se il medico personale del Presidente degli Stati Uniti non avesse avuto nulla da riferire sulla morte del suo unico cliente, e contribuire alla comprensione dell’attentato in Dealy Plaza.

Chi parlò della tempistica degli spari fu invece il Governatore del Texas Connally. Il giorno stesso dell’attentato, sul letto d’ospedale, il governatore aveva raccontato: “ho udito uno sparo, mi sono voltato e ho visto Kennedy “cedere in avanti” improvvisamente (slump); a quel punto sono stato colpito anche io”. Davanti alla Commissione Warren omise di aver visto Kennedy “cedere in avanti”, ma confermò che prima venne colpito Kennedy, e in un secondo momento venne ferito lui. Secondo la ricostruzione di Connally, quindi, furono tre le pallottole a colpire i passeggeri limousine presidenziale, contando anche quella alla testa di Kennedy; il totale sale a quattro con la pallottola che ferì la terza vittima, James Tague.

Un’altra persona che avrebbe avuto molto da raccontare, essendo stata vicinissima al bersaglio dell’attentato, era Jackie Kennedy. La vedova del defunto Presidente degli Stati Uniti non parlò mai della dinamica della sparatoria, o la tempistica dei fatti. La Commissione Warren non le domandò nulla di rilevante, e l’interrogazione durò 9 minuti. Ufficialmente la donna incolpò quel “piccolo comunista” di Oswald. In realtà, come ha raccontato Barbara Leaming, la biografa di Jackie Kennedy, le cose stanno diversamente: quando nel 1964 la Commissione Warren stabilì che contro la limousine erano giunti solo due colpi, si accrebbe in lei la convinzione che il marito John fosse stato ucciso dai suoi nemici. Jackie ne ebbe l’intima certezza nel 1968, quando anche Bobby Kennedy, a cui si era disperatamente attaccata, venne assassinato a Los Angeles durante la sua corsa verso la Casa Bianca.

La mistificazione di un assassinio

La scoperta di una diversa catena di custodia dello Zapruder Film originale, e la conferma che il cadavere di Kennedy giunse nell’obitorio del Bethesda Hospital in anticipo di 45 minuti rispetto all’arrivo della bara bronzea, fanno luce su due punti chiave:

a) è stato manipolato il documento che ha catturato l’intera scena dell’assassinio, cancellando parzialmente l’evidenza di almeno quattro spari, di cui uno frontale.

b) è stata occultata la grande ferita nella parte posteriore destra del cranio, incompatibile con uno sparo dal dietro.

Inoltre, permettono di risolvere le due principali incongruenze relative all’attentato in Dealy Plaza:

1) La vasta maggioranza dei testimoni diretti aveva sostenuto che uno o più spari provenivano dalla Grassy Knoll, mentre la Commissione Warren aveva stabilito che gli spari provenissero solo da una finestra al 6° piano della Texas School Book Depository.

2) I dottori del Parkland Hospital di Dallas avevano osservato un buco, una grande ferita (massive gape) nella parte occipitale del cranio, mentre la Commissione Warren aveva stabilito che nella parte posteriore della testa, e per giunta nella zona parietale, ci fosse solo un piccolo foro d’entrata e basta.

Queste certezze non chiariscono se Lee Harvey Oswald avesse ucciso Kennedy, o fosse solo un capro espiatorio, come urlò lui stesso nei corridoi della Polizia di Dallas; però rivelano che il Presidente degli Stati Uniti fu colpito anche da uno sparo frontale, e che fu attuato un piano per insabbiare le prove.

A questa conclusione, peraltro, giunse la HSCA, grazie all’analisi della registrazione audio del microfono dell’agente H. McLaine, della scorta motorizzata: quella registrazione aveva colto quattro spari, e i consulenti della HSCA determinarono che uno di essi proveniva dalla Grassy Knoll. “Kennedy”, dice il rapporto finale pubblicato nel 1979, “è stato ucciso molto probabilmente in una cospirazione, sebbene non è possibile appurare chi sparò oltre a Oswald”. Da allora, specialmente dal dicembre del 1980, dopo l’elezione dell’amministrazione Reagan-Bush, quel risultato viene contestato, ed è oggetto di dispute fra esperti.

Del resto anche la ricostruzione di Horne, solida e documentata, è attaccabile: gli scettici, ammesso che non accusino Dino Brugioni di demenza senile, potrebbero individuare dei punti deboli, o dei passaggi poco chiari:

1) chi ha manipolato lo Zapruder Film all’Hawkeyeworks?

2) come è stato possibile che il cadavere di Kennedy sia stato trafugato dalla bara bronzea mentre era sull’aereo, senza che nessuno se ne accorgesse?

Questi dubbi, del tutto legittimi, non cancellano le testimonianze di Brugioni, McMahon e Hunter: non può essere escluso che lo Zapruder Film originale sia stato portato all’Hawkeyeworks, e una volta lì, abbia subito delle manipolazioni. Gli scettici non possono cancellare la comunicazione radio tra Kellerman e Behn, né invalidare i resoconti di O’Connor, David, Rebentisch, Boyaijan, Robinson, Reed, O’Neill, Sibert: è molto verosimile che il cadavere di Kennedy venne trasportato al Bethesda Hospital in elicottero, e deposto nell’obitorio 45 minuti in anticipo rispetto all’arrivo della bara bronzea.

E comunque è più facile che un agente della Cia, su ordine di Charles Douglass Jackson, “intercetti” lo Zapruder Film originale a Chicago e lo porti alla NPIC, – è più facile credere a questo – piuttosto che il Governatore Connally senta il rumore della pallottola che dovrebbe averlo colpito, che si volti e veda Kennedy sofferente, e solo in quel momento senta l’impatto di una fucilata alla schiena e il dolore di una costola fratturata, un polso frantumato e una coscia impallinata: nel primo caso serve solo un agente della Cia; nel secondo, servirebbe un’anestesia totale di un paio di secondi.

Ed è più facile immaginare che sull’Air Force 1 Kellerman e Greer, coperti da qualche complice, aprano la bara bronzea e prelevino Kennedy, lo portino nello scomparto-bagagli e lo infilino in una sacca mortuaria – è più facile credere a questo – piuttosto che alla spontanea rigenerazione di una ferita alla testa “grande come una pallina da baseball”: nel primo caso sono sufficienti 60 secondi e una rete di cospiratori; nel secondo caso non basta l’eternità.

Di Cristiano Arienti

Leggi anche: “Assassinio di John F. Kennedy: la Cia di Allen Dulles, e Lee Oswald come capro espiatorio

Fonti oltre a quelle linkate nel testo

http://archive.lewrockwell.com/orig13/horne-d1.1.1.html

http://www.jfk.org/go/collections/about/zapruder-film-chronology

http://spartacus-educational.com/USAjacksonCD.htm

http://jfkfacts.org/assassination/doug-horne-rebuts-john-mcadams/

http://jfkfacts.org/assassination/news/where-did-the-most-famous-jfk-assassination-film-come-from/

http://www.jfklancer.com/History-Z.html

http://www.assassinationscience.com/johncostella/hoax/gang/thompson-proof.html

http://spartacus-educational.com/JFKhomeD.htm

Doug Horne: Inside the Assassination Records Review Board: The U.S. Government’s Final Attempt to Reconcile the Conflicting Medical Evidence in the Assassination of JFK

Doug Horne: Altered History

http://www.tinhouse.com/blog/30397/november-22-1963-zapruders-viewfinder.html

http://en.wikipedia.org/wiki/Timeline_of_the_John_F._Kennedy_assassination

http://educationforum.ipbhost.com/index.php?showtopic=3839

http://www.jfk.org/go/collections/about/abraham-zapruder-interview-transcript

http://jfkhistory.com/bell/bellarticle/BellArticle.html

http://www.lewrockwell.com/2013/07/douglas-p-horne/jfks-phonied-up-autopsy/

http://www.jfkmurdersolved.com/autopsy.htm

http://spot.acorn.net/jfkplace/09/fp.back_issues/27th_Issue/59_1.html

http://www.maryferrell.org/wiki/index.php/The_Missing_Physician

http://jfkfacts.org/assassination/what-did-dr-mcclelland-think-about-jfks-wounds/

David Lifton: Best Evidence

http://22november1963.org.uk/sibert-and-oneill-report

http://educationforum.ipbhost.com/index.php?showtopic=15242 (Il capitolo di Horne sul lavoro di Sydney Wilkinson)

https://www.maryferrell.org/wiki/index.php/Acoustics_Evidence

http://books.google.it/books?id=1BONAgAAQBAJ&pg=PT445&lpg=PT445&dq=zapruder+life+official+note+life+1967&source=bl&ots=2_MnGzL_WV&sig=KUcaPH0xUP8ZVE4x9-uhshNWHAE&hl=it&sa=X&ei=bnSEVLHtJ8jqOMH0gagK&ved=0CEMQ6AEwBA#v=onepage&q=zapruder%20life%20official%20note%20life%201967&f=false

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5 Responses to “John F. Kennedy: la mistificazione dello Zapruder Film e dell’autopsia”

  1. alessandra December 17, 2014 at 10:34 pm #

    sono ancora sceccherata dal concentrato di fatti riportati in questo articolo.

    Le coincidenze inserite in queste pagine sono la riprova che ancora oggi non si è voluto far luce su questa storia.

    Grazie Cristiano per aver messo, minuziosamente, messo in fila questi pezzi di questa vicenda.

    alessandra

  2. Cristiano Arienti December 17, 2014 at 11:19 pm #

    Grazie Alessandra! E’ vero, mettendo insieme i pezzi, si ha la sensazione che sul caso Kennedy molti punti siano ancora oggi oscuri. Io stesso non conoscevo questi fatti prima di interessarmi alle indagini di Horne, e all’inizio mi parevano pazzeschi. Poi però, informandomi, ho capito che era il contrario: è la ricostruzione ufficiale che è pazzesca!
    Cristiano

  3. Cristiano Arienti July 1, 2015 at 9:53 pm #

    Per chi volesse saperne di più, ho approfondito la questione nei due articoli “I Bush, i Clinton e lo scandalo Iran-Contra: una parabola americana” (in particolare nella seconda parte, sebbene riprendo un discorso iniziato nella prima).
    Cr. Ar.

  4. Roberto Delpiano July 19, 2017 at 6:00 pm #

    Vorrei aggiungere un paio di cose riguardo al “danno subito dalla pellicola originale”. Faccio il fotografo da inizio 70, e ho fatto anche un poco di cinema, 16mm, quanto basta per conoscerne le dinamiche. Di pellicole ne ho viste tante.
    Il fatto che venga dichiarato che “si sono rovinati un paio di fotogrammi” durante lo sviluppo, è perlomeno strano. Perché come immagino doveva essere nel 63, per un rullo di pellicola 16mm, tutto il processo di sviluppo era automatico, una volta estratto i rullo dalla macchina ed inserito nella macchina di sviluppo. O si rovinava tutto o nulla avrebbe dovuto succedere. Si presuppone poi che un laboratorio Kodak, e con supervisione di qualche pezzo grosso di polizia, Governo, FBI, quello che fosse, ci si facesse “un poco più di attenzione del solito”. E a maggior ragione essendo un film a colori, doveva godere della tecnologia più recente, dato il fatto che la maggior parte dei videoamatori e fotografi usavano il b/n, per ovvi motivi di costo.
    Normalmente, i motivi per un errore di sviluppo si potevano identificare con:
    – bolle di aria nello sviluppo. Ed allora lo stesso problema si sarebbe visto in altri punti del filmato, ed in ogni caso i fotogrammi sarebbero stati là, macchiati, ma sempre esistenti
    – chimici non perfettamente omogenei, ma vedi sopra.
    – disattenzione del personale nel manipolare la pellicola (mi sembra molto strano, in una situazione del genere!) ed allora avrebbero potuto esserci delle righe, delle ditate. Pure il taglio per dividere la pellicola in due pezzi (doppio 8 = 16mm tagliato in due) non avrebbe “cancellato” quei fotogrammi, ma mal che vada avrebbe deteriorato parte della pellicola. Ma veramente, visto che non doveva essere una prassi “strana”, non vedo perché nel laboratorio migliore di Dallas potesse avvenire una topica del genere.
    Quindi la storia dei “fotogrammi deteriorati” proprio non sta in piedi. Mal che vada avrebbero potuto esserci dei fotogrammi con graffi, bolle, macchie, ma il supporto in acetato avrebbe dovuto sempre essere presente, anche se con un minimo di gelatina ed immagine su. La pellicola cine è una striscia continua, non si volatilizzano i fotogrammi, e se per caso si strappa, certamente un paio di fotogrammi vengono a perdersi, per reincollare, ma STRAPPARSI DURANTE LO SVILUPPO! Mah! La trazione che un film di una macchinetta come quella di Zapruder (15mt direi) è cosa da poco, in un attimo è dentro la vasca ed in un attimo ne viene fuori sviluppata. 15 minuti di processo totale? probabilmente. E non trascinata a forza, ma regolarmente tirata in avanti da una meccanica calibrata come probabilmente è successo con altre 10-20 pellicole nello stesso giorno nello stesso laboratorio. “Strano” che questa qui si sia rovinata e guarda caso in fotogrammi importanti. Teniamo presente che in quel tempo chi poteva permetterselo filmava in 16mm, e chi no, con un doppio 8 (o 8mm), e la cinematografia casareccia era abbastanza diffusa negli USA. In Italia un poco meno.
    Una cosa di cui immagino, ma non ho mai visto menzione: il filmato era un positivo? Io immagino di sì, uso amatoriale, etc. Quindi per fare delle copie era necessario passare tutto su un negativo matrice, e di lì poi si potevano fare le copie. Non credo si potesse fare un “passaggio diretto” su un altro positivo, che si poteva proiettare in casa, o perlomeno, non era la prassi che normalmente si seguiva ai miei tempi, perché il contrasto saliva notevolmente, mentre facendo un negativo intermediario la qualità veniva mantenuta al massimo.
    Questa, per quanto vale, la mia esperienza come fotografo e maneggiatore di pellicole per 30+ anni.

    • Cristiano Arienti July 24, 2017 at 8:15 am #

      Grazie Roberto per il tuo contributo, davvero importante, perchè viene da un professionista della fotografia analogica!
      Per quanto riguarda gli approfondimenti tecnici, ti rimando all’articolo originale in cui Doug Horne esponeva la tesi (ben argomentata) sulla manipolazione dello Zapruder film:
      https://archive.lewrockwell.com/orig13/horne-d1.1.1.html
      Più o meno è la stessa tesi esposta nel video The Zapruder Film Mistery, ma almeno è scritto e alcuni dettagli tecnici potrebbero risultare più chiari.
      Immagino anche io che la pellicola fosse un positivo, non essendo esplicitato il contrario nel video di Horne.
      Grazie ancora, e a ottobre riaggiornerò la questione con la annunciata declassificazione di migliaia di pagine relative a persone in qualche modo legate all’assassinio di JFK (vedi: Assassinio di JFK: la Cia di Allen Dulles e Lee Oswald come capro espiatorio)

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