Disoccupazione: la grande onda
Fermo sul marciapiede, sotto l’arco di Corso Venezia a Milano, sono stato travolto dalla manifestazione indetta dalla Cisl, la confederazione italiana sindacati lavoratori, una mobilitazione straordinaria per un nuovo patto su crescita e lavoro. Alla testa del corteo i dipendenti di MX Group e Solarday, imprese produttrici di impianti fotovoltaici. Oggi queste due aziende, eccellenze in un settore strategico per raggiungere in futuro l’autosufficienza energetica, si trovano in grandissima difficoltà perchè da un anno all’altro sono saltati gli incentivi che sostenevano i produttori italiani. Senza, non c’è competizione con le grosse industrie cinesi, sostenute da uno stato dirigista e libere di sfruttare la manodopera senza difese sociali. Uno striscione viene sorretto da uomini e donne che negli anni scorsi si sono sacrificati con 3 turni a ciclo continuo, a volte con appena una domenica libera su due mesi; ci sono due numeri su quello stiscione: 130, i lavoratori in cassa integrazione ordinaria per la MX Group, e 106, quelli in cassa integrazione straordinaria per la Solarday. Uno dei dipendenti della MX Group, con base a Villasanta in provincia di Monza Brianza, mi spega che le ditte, se gli incentivi non verranno riproposti, rischiano di chiudere, e di lasciare a casa 236 disoccupati. Al dramma personale per quegli individui, moltissimi i giovani tra di loro, si aggiunge l’amarezza per il sistema Italia. Si disperde il patrimonio professionale e operativo di quei 236, che difficilmente troveranno una ricollocazione in un mercato strangolato dalla Cina: si disperde la conoscenza, la capacità, la manualità di costruire questi benedetti pannelli solari. Se chiudono MX Group e Solarday, è come se smontassimo il futuro che fin qui abbiamo costruito.
Parte il corteo e sotto un sereno cielo primaverile i dipendenti di MX Group e Solarday cominciano ad avanzare verso il centro di Milano; pian piano si disperde nell’aria l’eco del loro canto: “petrolio, gas e carbone sono inquinamento e disoccupazione”, subito sostituito dal trillo dei fischietti, il rullo dei tamburi, gli slogan di donne e uomini, dipendenti di altre ditte travolte dalla crisi, che hanno aderito alla manifestazione. I loro volti sono tesi, espressione di individui che sulla loro pelle stanno vivendo situazioni difficilissime. Striscione dopo striscione l’onda mi allaga, sconvolto dal numero di ditte che stanno lasciando a casa, ognuna di esse, decine e decine di persone. Comincio a prendere nota dei nomi e anche del numero di lavoratori che, tra cassaintegrazione, esuberi e licenziamenti per cessata attività, presto non avranno più uno stipendio. Un ragazzo mi osserva: “se deve segnarsi tutte le ditte, sta qui fino a domani”, dice con tono ironico. Ha ragione: molte ditte me le sono perse. Qui sotto c’è solo un elenco incompleto:
MX Group: 130
Solarday: 106
Star: 105
Fonderia di Torbole: 180
Nokia Siemens: 450 di Italtel e 42 di Opera 21
Mec Tex: 52
Santoni: 381
Iveco: 2641
Industria Pasotti Sabbio: 84
Streparava: 356
Tessitura Romano: 25
Ponte Lambro industria: 97
Alfa Acciai: 749
Riello: 48
Bialetti: 281
Fontana Pietro: 43
Franzoni Filati: 109
R.S.I Italia: 130
NK Texile: 75
Bessel: 180
Hayes Lemmerx: 20
Iro: 210
Contifibre: 50
Tessival: 200
Allison: 66
Pompea: 125
Omicron’s: 300
Siram Spa: 407
Beretta: 679
E poi ancora le ditte di cui ho segnato il titolo ma mi è sfuggito il numero di dipendenti interessati da misure di mobilità o lasciati a casa:
Bienne
Merlett
Tintoria Europa
Tamoil
Whirpool
Novartis
Merlett
Novaceta
Crespi Giovanni
Cromos
Cotonificio Honegger
Pansac
Flaci
Manifattura Val Brembana
A queste si aggiungano tutte quelle altre ditte di cui non sono riuscito a prendere nota.
Una signora vede che sto scrivendo degli appunti. “Chiami il Wwf, a noi lavoratori ci devono dichiarare specie protetta, perchè siamo in via d’estinzione”. La disoccupazione in Italia ha già raggiunto il 9,3%, fonte Il sole 24 Ore, notizia data due giorni fa; è il livello di disoccupati più alto dal 2001, e ancora deve entrare in vigore la riforma del mercato del lavoro targata governo Monti. L’outlook dell’economia italiana per tutto il 2012 indica recessione.
Ho lasciato il corteo un paio d’ore fa, e sono ancora stordito. E’ una risacca che mi è rimasta dentro, e che trascina in alto mare migliaia e migliaia di vite, quelle di chi ha perso il lavoro o lo sta perdendo. Cerco di aggrapparmi a qualcosa, all’idea che dobbiamo reagire, che dobbiamo prendere coscienza della nostra storia, di chi siamo, e di dove stiamo andando.
di Cristiano Arienti
In copertina: L’onda – opera di Ornella Pavirani